Sette anni di reclusione per il principale responsabile dell’incidente mortale che si è verificato quattro anni fa sulla Milano-Napoli, nel quale hanno perso la vita tre giovani innocenti: Antonio Esposito, Maria Notaro e Arcangelo D’Afflitto. Un altro automobilista è stato condannato a due anni di reclusione per aver contribuito ad aggravare il bilancio tragico. I due imputati sono stati anche condannati a risarcire i danni subiti dalle parti civili costituite e al pagamento delle spese processuali. La sentenza è stata pronunciata mercoledì 10 maggio 2023 dal collegio “A” della prima sezione penale del Tribunale di Napoli Nord presieduto dal dott. Luigi Buono.

Il conducente della Mercedes 190 D, M. M. di Napoli, è stato ritenuto colpevole del reato di omicidio stradale e condannato a sette anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. La Procura partenopea ha contestato la sua condotta negligente, imprudente e imperita e la violazione degli articoli del Codice della Strada.

L’incidente è avvenuto poco prima delle 3 di notte dell’8 aprile 2019 sulla Autostrada A1 tra Acerra, Afragola e il bivio con l’A16, in direzione Roma-Napoli, all’altezza del km 752+160. La Mercedes 190 D, sopraggiungendo a una velocità di 130 km/h in un tratto dove il limite è 100 km/h e senza illuminazione, ha tamponato con violenza la Nissan Micra dove erano trasportate le tre vittime, che stava procedendo sulla corsia centrale e a velocità moderata.

L’utilitaria, dopo l’urto con il new jersey, è stata rimbalzata all’interno della carreggiata attraversandola tutta da destra a sinistra e fermandosi nella corsia di sinistra con il muso rivolto nel senso opposto di marcia, e qui è stata centrata da altre vetture che sopraggiungevano: i veicoli coinvolti nel drammatico incidente alla fine saranno in tutto sei.

Il Tribunale di Napoli Nord ha assolto gli altri due automobilisti che erano stati rinviati a giudizio, il conducente della Nissan e il guidatore di un’altra delle macchine che avevano colpito in seconda battuta l’utilitaria.

Nessuna pena sarebbe mai stata commisurata per ripagare la loro enorme perdita per i familiari delle vittime. Tuttavia, almeno la Giustizia penale ha dato una risposta accettabile, considerata l’estrema gravità del fatto, con una condanna tutt’altro che simbolica.

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