L’importanza del patrimonio culturale di Benevento
Il patrimonio culturale di Benevento è di grande importanza, ma spesso viene trascurato e vandalizzato. Questo è quanto emerge dalla storia dell’iscrizione trovata in via C. Torre, alle spalle dell’Arco del Sacramento. Grazie alla segnalazione dell’amico archeologo Lester Lonardo, è stato possibile effettuare un sopralluogo per verificare l’origine di due blocchi di pietra sovrapposti che recavano incise delle lettere. L’iscrizione era stata segata a metà e i due blocchi erano stati sovrapposti, quello più in alto era stato montato a rovescio. La porzione inferiore risulta molto danneggiata, tanto che è quasi illeggibile. Lavorando col fotomontaggio, è stato possibile leggere il testo che sin da subito è apparso di genere funerario.
La lettura di qualche parola, ha permesso di risalire al testo originario, che è contenuto nella raccolta mommseniana delle iscrizioni beneventane del 1883, siglato come CIL IX 2044. L’iscrizione era stata annotata da diversi studiosi nei loro codici epigrafici tra XVI e XVII sec.: Giovanni Giocondo e Jean Matal, è presente nel codex Redianus, nel manoscritto di Verrusio e nella raccolta di Pacichelli. Tutti costoro localizzavano l’iscrizione, che essi videro evidentemente integra nel vicolo dei fabbri ferrari o più precisamente nella casa di Giovanni di Lella dopo il terremoto (evidentemente quello del 1688). Ancora Mommsen l’aveva vista nel 1844 nella zona dell’Arco del Sacramento, ma quarant’anni dopo, il suo collaboratore Otto Hirschfeld doveva scrivere sconsolato: “Lì, l’ho cercata inutilmente”.
La vicenda dà purtroppo ragione a Mommsen che in una lettera a un altro suo collaboratore, Henzen, nel 1847, scrive: “… disgraziatamente tanta è la noncuranza che i Beneventani mostrano per gli avanzi delle loro antichità che ben scarso è il numero delle lapidi ancora visibile: e tale numero viene scemato ogni giorno adoperandosene continuamente per la costruzione delle fabbriche nuove. Un altro male è che le lapide sfuggite alla distruzione per essere situate nelle facciate delle case vengono coperte dalla calce in modo, che la loro lettura si rende assai malagevole e spesso impossibile affatto. Benevento potrebbe andare superbo, se ci fosse quel genio per le antichità che l’amor patrio stesso richiede e che si incontra fin nei piú piccoli paesi dell’Italia. In generale debbo dire, che non ho veduto in città alcuna trascurataggine e vandalismo somigliante a quello de’ Beneventani”.
Speriamo che una maggiore sensibilità verso il patrimonio culturale, oggi, possa sfatare questo giudizio e che si possa preservare e valorizzare il patrimonio culturale di Benevento.