I Carabinieri del Raggruppamento operativo speciale e del Comando provinciale di Napoli hanno eseguito un provvedimento di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre persone per associazione mafiosa, estorsione, omicidio e detenzione e porto d’arma da fuoco in concorso. Il GIP di Napoli aveva emesso il provvedimento su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia. I reati sono aggravati dalla finalità di agevolare il clan Licciardi e l’Alleanza di Secondigliano. Dalle indagini emerge il loro coinvolgimento nell’esecuzione dell’omicidio del sodale Salvatore Esposito, detto “Totoriello”, scomparso il 27 settembre del 2013.

Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri, il movente dell’omicidio fu una “punizione d’onore” per la relazione della vittima con la moglie di un appartenente alla famiglia Licciardi, all’epoca detenuto. Gli indagati avrebbero attirato la vittima in una zona periferica, impervia e boschiva della città di Napoli, a Chiaiano, in una vasta area con numerose cave di tufo abbandonate. Lì, con la partecipazione di elementi di vertice del clan Polverino-Simioli attivo a Marano di Napoli, Esposito fu ucciso con alcuni colpi d’arma da fuoco.

Successivamente, il cadavere della vittima è stato sciolto nell’acido da parte degli affiliati al clan Polverino-Simioli, costola dello storico clan Nuvoletta, usando tecniche apprese in precedenza da uomini di cosa nostra palermitana. Questo è un ennesimo esempio di violenza e illegalità che dimostra la necessità di continuare a combattere la criminalità organizzata e la mafia, che infangano l’immagine del nostro Paese e mettono in pericolo la vita dei cittadini onesti. La giustizia deve fare il proprio corso e punire severamente i responsabili di questi atti criminosi.

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