Napoli, la Repubblica del 1799 è stata proclamata, ma non tutti gli abitanti del regno sono felici di essersi liberati dal tiranno. Alcuni hanno paura, come quelli che vivono nei borghi dove il caos regna sovrano e la gente si scanna per le strade. Inoltre, nelle campagne pugliesi viene ritrovato il cadavere senza testa di una vecchia mammana e fattucchiera, come se Dio avesse abbandonato la Napoli illuminista e progressista. Si diffondono gli avvistamenti di una creatura malvagia, la protagonista del romanzo “In principio era la bestia” di Omar Di Monopoli, che si nasconde dove la vegetazione è più fitta. È attribuita a questa creatura i terribili ululati che si sentono nel cuore della notte e le aggressioni violente agli animali. La Repubblica è stata repressa nel sangue e il Borbone è tornato al suo posto, ma la creatura demoniaca non è scomparsa. Ferdinando IV dà ordine di occuparsi della vicenda a un battaglione di soldati scelti e a uno scienziato naturalista, il napoletano di origini inglesi James Fenimonte. Le indagini partono dall’analisi del corpo della prima vittima, per poi incontrare feti di bambini malformati con orecchie simili a quelle dei lupi. Il finale, a sorpresa, racconta di una storia d’amore contrastato e offre una spiegazione per metà razionale e per metà fantastica. Il romanzo è ricco di suggestioni e non si arrende mai al folklore, dove il Sud è diviso tra scienziati e negromanti, studiosi dei fenomeni naturali e cabalisti, eroine disposte a dare la vita per liberare il regno dal giogo borbonico e fattucchiere pronte a sfruttare l’ingenuità di chi soffre, scienziati illuministi e santoni, streghe, predicatori, satanassi che si incontrano durante malefici sabba e orge ipogee in cui un quintetto di nani calvi in sottanina di raso sovrintende agli accoppiamenti tra donne e cani lupo. L’ultima lotta, come è tradizione letteraria, è tra uomini e creature della notte. L’ispirazione per questa storia è venuta da un feuilleton francese, La bestia di Gevaudan di Elia Berthet, la cronaca di una serie di omicidi perpetrati da una creatura spaventosa, tradotta in italiano per la prima volta dall’editore napoletano Andrea Galizzi nel 1858. Il Meridione del Settecento che viene descritto è in sfacelo, ma per alcuni versi potremmo dire che, ancora oggi, sia cambiato poco.