Un team di ricerca dell’Università di Cordova ha compiuto una scoperta eccezionale durante la ristrutturazione di un edificio nel comune di Carmona, a Siviglia. Durante gli scavi, infatti, è stato rinvenuto un mausoleo di oltre 2.000 anni fa, contenente otto nicchie funerarie in perfette condizioni. All’interno della tomba, sono stati trovati i resti di sei membri di una famiglia benestante, insieme a vari oggetti legati a rituali funebri e offerte, tra cui un unguentarium a forma di anfora contenente un profumo solido.
Il recipiente, scolpito in quarzo, è stato trovato perfettamente sigillato, il che ha permesso ai ricercatori di analizzare la fragranza e la composizione chimica del profumo contenuto al suo interno. Il team di ricerca FQM346 dell’Università di Cordova, in collaborazione con la città di Carmona, ha descritto chimicamente i componenti del profumo, risalente al I secolo d.C., e ha pubblicato i risultati sulla rivista scientifica Heritage.
L’unguentarium di Carmona rappresenta una scoperta rara e preziosa, in quanto gli oggetti del genere erano solitamente fatti di vetro, mentre questo era scolpito in quarzo, un materiale molto resistente e costoso. Inoltre, la bottiglia era perfettamente sigillata e i residui solidi del profumo erano stati conservati al suo interno, il che ha permesso di effettuare questo studio unico.
Secondo gli esperti dell’Università di Cordova, le ricette dettagliate degli autori classici erano molto vaghe o confuse per quanto riguarda le proporzioni dei componenti e le procedure per elaborarli. Tuttavia, i profumi romani erano prodotti su larga scala durante l’impero e venivano utilizzati non solo nella vita quotidiana, ma anche in occasioni speciali come i funerali, dove l’incenso era obbligatorio. Le fragranze erano inoltre usate come unguenti per imbalsamare il defunto.
Gli oli più utilizzati dai romani erano quelli estratti dal sesamo, dal rafano, dalle mandorle o soprattutto dall’oliva. In questo caso, la base del profumo era un olio vegetale, secondo alcuni risultati delle analisi era olio d’oliva, anche se questo punto non poteva essere confermato con certezza. Per il profumo, sono stati utilizzati due componenti: una base o un legante, che facilitava la conservazione degli aromi, e l’essenza. In questo caso, la base era un olio vegetale, possibilmente di oliva. Secondo i risultati delle analisi chimiche effettuate, «Roma profumava di patchouli», un olio essenziale ottenuto da una pianta di origine indiana, la Pogostemon cablin, ampiamente utilizzata nella profumeria moderna, e il cui uso in epoca romana non era noto.
La scoperta dell’unguentarium di Carmona ha permesso di «annusare» il passato impero romano e di approfondire la conoscenza dei profumi utilizzati in epoca antica. La bottiglia, perfettamente sigillata e contenente un profumo solido di patchouli, dimostra che apparteneva a una classe sociale molto alta e rappresenta un’importante testimonianza storica e archeologica.