Il clan Giuliano continua a seminare terrore nei vicoli di Forcella e dei Decumani, imporre la propria egemonia attraverso la droga e le vendette. Dopo la retata dello scorso anno, i nuovi membri della cosca dovranno affrontare il primo scoglio giudiziario. La Procura di Napoli ha infatti chiesto e ottenuto la fissazione dell’udienza preliminare per i presunti esponenti della paranza. La maggior parte degli imputati opterà per il rito abbreviato, sperando di ottenere uno sconto di pena in caso di condanna.

L’inchiesta ha rivelato le atroci circostanze del clan Giuliano, il cui unico collante sembra essere l’odio viscerale per i boss pentiti e i loro familiari. In questo contesto, i membri emergenti della “paranza dei bambini” hanno deciso di massacrare senza pietà Raffaele Giuliano, figlio del collaboratore di giustizia Guglielmo Giuliano “’o stuort”.

La tragica vicenda è avvenuta nel primo pomeriggio del 3 febbraio 2018, quando Raffaele Giuliano, che aveva deciso di trasferirsi a Roma per rifarsi una vita lontano da quell’ambiente tossico, era tornato a Napoli per partecipare ai funerali del nonno Gaetano Ioele. Qui, è stato aggredito dal commando capeggiato dall’emergente boss “Mimmo ’a caciotta”. La ricostruzione di quell’episodio ha permesso alle forze dell’ordine di individuare i presunti responsabili, Domenico De Martino “’a caciotta” e Armando Tubelli “sangue blu”, che potrebbero finalmente essere stati inchiodati alle proprie responsabilità.

Raffaele Giuliano ha trovato il coraggio di denunciare i responsabili del pestaggio, riconoscendo due delle quattro persone che lo avevano aggredito. L’aggressione è avvenuta in pieno giorno, sotto gli occhi atterriti dei passanti.

La vicenda del clan Giuliano è solo l’ennesimo esempio di come la criminalità organizzata stia ancora dilagando in molte parti del nostro Paese. La lotta alle mafie deve essere un impegno costante e condiviso da tutti, dalle istituzioni ai cittadini comuni. Solo così potremo sperare di debellare questo cancro sociale.

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