Il processo per l’omicidio di un uomo, pestato a morte per punire il figliastro, si è concluso con una riduzione di pena per i due imputati, il rampollo Nunzio Di Lauro e il boss Antonio Mennetta. Già in primo grado avevano ammesso la colpevolezza ma erano riusciti a evitare l’ergastolo, ottenendo 30 anni di reclusione ciascuno. Ora la pena è stata nuovamente ridotta. La vicenda mette in luce l’ennesimo episodio della faida tra i clan camorristici della zona, che continua a mietere vittime innocenti. È importante che la giustizia agisca con fermezza e che si ponga fine a questa spirale di violenza che sta distruggendo la comunità. La lotta alla criminalità organizzata deve essere una priorità per le istituzioni e per tutti i cittadini, che devono denunciare ogni forma di illegalità e collaborare con le forze dell’ordine per debellare il fenomeno. Solo così si potrà garantire un futuro migliore per le nuove generazioni e per la nostra società nel suo complesso.

Articolo precedenteIncidente nella villa comunale di Rotondi: bambino di 6 anni cade dalle giostrine
Articolo successivoLa tragedia di Sant’Antimo: il delitto che ha sconvolto la città

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui