La vicenda dell’ex consigliera di Capaccio Paestum, Alfonsina Montechiaro, e di suo marito Riccardo Gregorio, accusati di usura, si è conclusa dopo cinque anni e tre gradi di giudizio. Dopo essere stati condannati in primo e secondo grado a due anni di reclusione, hanno ottenuto l’assoluzione dalla Corte d’Appello di Napoli, alla quale erano giunti gli atti dalla Cassazione. Secondo l’ipotesi accusatoria, Montechiaro e il marito, insieme al fratello e a Melchiorre Marrazzo, si sarebbero resi protagonisti di un giro d’affari usuraio già agli inizi del nuovo millennio. Avrebbero concesso ad un allevatore della zona diversi prestiti la cui restituzione doveva avvenire con un tasso di interesse molto elevato. Ad un altro indagato, la vittima – impossibilitata ad onorare il debito – sarebbe stata costretta anche a cedere 130 capi di bufale. L’uomo decise poi di denunciare tutto proprio perché era finito sotto pressione a causa dei debiti con i suoi presunti usurai. L’inchiesta, le due condanne e ora dopo cinque anni, l’assoluzione. Intermediario, per conto della politica, secondo le ipotesi accusatorie, sarebbe stato il fratello della Montechiaro, Giovanni. Durante il periodo incriminato, il marito della consigliera, Riccardo Gregorio, fu anche vittima di un attentato. Era il mese di luglio del 2013. L’uomo riferì che, mentre era da solo nella rivendita American Car, due persone con il volto coperto da un casco integrale, erano entrati a bordo di una moto. La persona seduta dietro tirò fuori una pistola e la puntò verso le sue gambe esplodendo due colpi: il primo andò a vuoto, il secondo lo centrò alla gamba destra. Il tutto avvenne sullo spiazzale, dove sono esposti i mezzi industriali. Poi i due sono fuggiti, mentre l’uomo ha avvertito carabinieri e 118 ma dichiarò di non aver mai ricevuto minacce.

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