Esther Johnson sarà ricordata come una vittima della mafia nella giornata commemorativa che si celebra il 21 marzo a Benevento. A sette anni esatti dall’omicidio della giovane prostituta nigeriana, il coordinatore provinciale di Libera, Michele Martino, ha annunciato che la sezione sannita si è adoperata affinché la ragazza venga inserita anche nell’elenco nazionale delle vittime innocenti. Esther è stata uccisa a colpi di pistola il 14 giugno 2016 nei pressi della stazione centrale di Benevento, in corrispondenza di Ponte a Cavallo. Il suo assassino non ha ancora un volto né un nome e i contorni del giro losco di tratta di cui faceva parte non sono ancora stati chiariti.

Libera, insieme ad Anpi, Cgil, Azione cattolica e la Parrocchia di Santa Maria di Costantinopoli, ha organizzato un momento commemorativo presso la stazione centrale di Benevento alla vigilia della consegna dei lavori di riqualificazione, muovendosi poi in corteo fino al punto in cui il macchinista notò il suo corpo esanime. Qui sono stati depositati fiori, margherite e rose, ai piedi del cartello “In memoria di Esther”.

Michele Martino ha dichiarato che “Esther è sepolta a Benevento, sulla sua tomba ci sono fiori di plastica. La famiglia non vive qui, la sua famiglia dobbiamo essere noi”. Il coordinatore provinciale di Libera ha sottolineato che la giornata del ricordo è anche “la giornata della vergogna, soprattutto per il mondo maschile perché se il fenomeno è presente è a causa della domanda alimentata dagli uomini”. Inoltre, è anche “la giornata degli interrogativi: a Benevento c’era una prostituzione diurna tipica e forse anche protetta. Non sappiamo ancora se c’era connivenza tra la camorra casertana e nigeriana e la criminalità beneventana”.

Durante il momento commemorativo, sono intervenuti anche il presidente di Anpi Benevento, Amerigo Ciervo, l’esponente della Cgil, Antonella Rubbo, don Pompilio Cristino e Mariaelena Morelli che con Sale della Terra ha dato vita al progetto “Fuori tratta” e inaugurato “La casa di Esther”, la prima casa di accoglienza beneventana per donne vittime di tratta. Morelli ha affermato che la tratta è “di un sistema che ti schiavizza” e che Esther ha pagato con la vita.

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