Angelo Percopo, ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera Moscati di Avellino, è stato assolto con la formula piena “il fatto non sussiste” in secondo grado dall’accusa di concussione. La sentenza è stata emessa dai giudici della Corte di Appello di Campobasso, presieduta dal giudice Pupilella, dopo che l’avvocato Giuseppe Fazio ha smontato tutte le accuse mosse nei confronti del suo assistito, coinvolto nel cosiddetto “sistema Iorio”. In primo grado, Percopo era stato condannato a 4 anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, oltre alla confisca di 14 mila euro in solido con un editore di Campobasso.

L’accusa per lui di concussione, in quanto avrebbe utilizzato il suo ruolo di manager per ottenere che un imprenditore della sanità versasse danaro all’editore condannato con lui, per avvisi pubblicitari mai pubblicati. Il tutto per favorire il ritorno di immagine sui media locali dell’allora presidente della Regione Molise Michele Iorio, oggi consigliere regionale. Iorio e una decina di suoi collaboratori erano stati assolti in primo grado.

Le indagini su Percopo furono avviate nel 2012, mentre l’inchiesta fu chiusa nel 2014 e il processo iniziò alla fine del 2016. Vicenda giudiziaria che si basava sull’attività politica di Michele Iorio, all’epoca presidente della regione Molise, mandato assolto e che nella stessa sentenza condannò Angelo Percopo e l’editore Ignazio Annunziata (in primo grado fu condannato a 12 anni di reclusione). Ignazio Annunziata in secondo grado è stato condannato a 5 anni di reclusione, in quanto è decaduta l’accusa di concussione (come per Percopo) ed è stata rideterminata la pena per bancarotta. Tra le persone coinvolte politici, imprenditori, giornalisti, editori e funzionari pubblici. Erano una quindicina i reati contestati a vario titolo. Corruzione, concussione, abuso d’ufficio, peculato, falsità materiale e ideologica, estorsione, violenza privata bancarotta e ricettazione.

Percopo, difeso dall’avvocato Giuseppe Fazio, preannunciò di presentare ricorso davanti ai giudici di secondo grado. All’epoca della condanna inflitta in primo grado Percopo precisò di aver ricevuto solo una telefonata da Iorio quando era manager dell’azienda sanitaria unica molisana. L’incontro con l’imprenditore segnalato da Iorio finì con un rifiuto, da parte di Percopo, di fare pubblicità per la sua azienda editoriale. Fu invece un imprenditore del settore sanitario che aderì alle richieste di Annunziata. La pubblica accusa invece sosteneva che fosse stato Percopo a chiedere di corrispondere i fondi in cambio di pubblicità o comunque di attività editoriale che favorissero Iorio, presidente della Regione e politico di Forza Italia. Accuse totalmente decadute davanti ai giudici della Corte di Appello di Campobasso.

Le motivazioni della sentenza di assoluzione emessa nel secondo grado di giudizio saranno rese note tra 90 giorni.

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