L’eurodeputato napoletano Andrea Cozzolino è stato interrogato per la seconda volta dagli inquirenti dopo una notte trascorsa in carcere e trattenuto per altre ventiquattro ore. La nuova procuratrice Aurélie Dejaiffe, meno nota del predecessore, ma dietro le quinte dell’inchiesta sin dai suoi albori, dovrà decidere se relegarlo a una detenzione preventiva dai contorni incerti o concedergli la libertà. Il faccia a faccia tra Cozzolino e la polizia federale è ripartito dagli elementi ancora da “chiarire” della testimonianza offerta dall’eurodeputato sospettato di aver preso parte alla rete di corruzione tra Bruxelles, Doha e Rabat per orientare le politiche comunitarie.

L’eurodeputato, messo sotto torchio dagli inquirenti, “ha risposto a tutte le domande”, hanno fatto sapere i suoi legali. Nel faldone ricevuto in eredità dalla procuratrice Dejaiffe, sono presenti i verbali dell’ex europarlamentare pentito Pier Antonio Panzeri e gli ormai tre noti capi d’accusa: corruzione, riciclaggio e associazione criminale. Tuttavia, non ci sono addebiti concreti nella gestione del flusso di denaro e solo una “complicità” indiretta, ancora tutta da chiarire da parte degli inquirenti.

Fuori dalle stanze della procura, a tenere banco su tutte le televisioni nazionali, negli ambienti investigativi e in quelli parlamentari, è il potenziale conflitto d’interessi emerso nelle ultime ore legato al business di vendita di cannabis legale che il figlio Nicolas di Claise ha messo in piedi con il figlio dell’eurodeputata Maria Arena. Questo è stato un colpo per la sua immagine, già sotto il fuoco incrociato delle critiche per la mano pesante usata con i sospettati e per la sua convinzione espressa pubblicamente che fosse necessario “puntare la pistola alle tempie” degli indagati per farli confessare.

La convinzione della parzialità del giudice è tutta racchiusa nel filo personale che collega Claise a Maria Arena, a sua volta molto legata al pentito Panzeri. Questo conflitto d’interessi è stato insabbiato sin dall’inizio e, secondo gli avvocati di Kaili, altro non è che “una deliberata omissione” che dovrebbe essere “indagata”.

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