La Corte di Cassazione ha accolto l’appello della Procura di Santa Maria Capua Vetere riguardo il “giallo” della morte di Francesca Compagnone, la giovane di 28 anni uccisa da Vicol Ciprian, suo amico, con un colpo di fucile in faccia. La Procura ha contestato l’accusa di “omicidio colposo” e ha chiesto una nuova valutazione al tribunale del Riesame. Vicol Ciprian, originario della Moldavia, era stato scarcerato dal giudice del tribunale che aveva cambiato il capo di accusa. Ora, la Cassazione chiede una nuova valutazione al tribunale del Riesame perché né la motivazione del giudice né quella del tribunale della libertà è stata ritenuta esaustiva sul reato di omicidio colposo.

La domanda che si pone è: Vicol ha ucciso volontariamente Francesca dopo una lite o quel colpo partì per un gioco macabro? Per l’ufficio inquirente di Santa Maria Capua Vetere vale la prima ipotesi. I pm Nicola Camerlingo e Gionata Fiore non si sono mai fermati e hanno sempre ritenuto che l’omicidio fosse aggravato da futili motivi e dall’esistenza di una relazione burrascosa tra i due. Un’altra circostanza che ha fatto insospettire gli inquirenti è che Vicol avrebbe premuto il grilletto tre volte, le prime due volte il fucile non espulse proiettili, ma la terza, il colpo bucò il viso di Francesca, distante solo un metro e mezzo da Vicol, seduta sul letto. Il suo cadavere venne trovato ai piedi del letto, in un lago di sangue.

La ricostruzione del delitto è sempre stata affidata solo al racconto di Vicol, incensurato e “protetto” dal sentimento di rimorso per aver premuto il grilletto. Tra gli elementi che hanno portato gli investigatori a ipotizzare, però, un quadro più grave di quello emerso inizialmente, tanto da contestare l’omicidio volontario, c’è una circostanza precisa: il 23enne avrebbe premuto il grilletto per tre volte puntando sempre verso Francesca, ferma davanti alla finestra della camera, per cui lo avrebbe fatto accettando il rischio che potesse partire un colpo dal fucile.

Il giovane aveva, comunque, riferito ai carabinieri che Francesca gli aveva assicurato che l’arma fosse scarica. Per questo fu scarcerato prima ancora che il corpo di Francesca venisse seppellito. Da allora sono trascorsi sette mesi e la verità fatica ad arrivare. Ora, la Cassazione ha chiesto una nuova valutazione al tribunale del Riesame sulla base anche della motivazione degli ermellini di piazza Cavour. Il ragazzo oggi è libero di circolare sotto gli occhi dei genitori di Francesca che gestiscono un supermercato nei pressi dell’abitazione di Vicol. Il processo continua e la giustizia cerca di fare luce su questo orribile delitto.

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