L’esplosione di un’auto ibrida lungo un tratto di tangenziale napoletana ha scatenato un’inchiesta da parte delle autorità competenti. La strategia degli investigatori sembra essere quella di lavorare a ritroso, partendo dall’ultimo intervento tecnico eseguito sull’auto prima dell’incidente. Le bombole presenti nel veicolo servivano per analizzare le emissioni rilasciate dal prototipo e valutarne l’impatto ambientale. La procura sta indagando sulla progettazione dell’auto, la sua messa in strada e l’applicazione di quel dispositivo. Gli inquirenti stanno acquisendo dati e informazioni presso il Cnr, dove lavorava la ricercatrice deceduta, nelle aziende coinvolte nella progettazione del veicolo e nell’officina-laboratorio di Biella, dove l’auto è stata realizzata. L’inchiesta è condotta dal pm Manuela Persico e le accuse sono omicidio, lesioni e incendio. Sono in corso gli interrogatori dei testimoni, tra cui i vertici del Cnr, l’ideatore del progetto e i colleghi della ricercatrice. L’auto era un prototipo ibrido, alimentato sia elettricamente che tramite pannelli solari. Prima dell’esplosione, aveva percorso diverse centinaia di chilometri. L’autopsia sulla ricercatrice sarà fondamentale per comprendere le cause dell’esplosione.