Benevento. La decisione del Gup: processo il 1 marzo 2024. Accuse e posizioni diverse
Il Gup Pietro Vinetti ha deciso di rinviare a giudizio, come richiesto dalla Procura, le dodici persone coinvolte in un’inchiesta sul carcere minorile di Airola. La posizione del tredicesimo imputato, Biagio Tangredi, di Rotondi, assistente capo della polizia penitenziaria, è stata stralciata.
Dovranno affrontare il processo, che partirà il 1 marzo 2024, Mariangela Cirigliano, vice direttore e responsabile dell’area amministrativa dell’Istituto penale minorile di Airola, Giuseppe Meoli, infermiere presso l’Ipm, Orazio Pascarella, impiegato presso l’ufficio ragioneria dell’Ipm, Gennaro Cicala, assistente capo della polizia penitenziaria in servizio all’Istituto, Domenico Arganese, Clemente Arganese, Raffaele Crisci, Vincenza Di Caprio, Angelo Giovanni Ianniello, Giuseppe Ruggiero, Filippo Di Marzo, Samantha Gagliardo, dipendenti dell’Ipm. Sono difesi dagli avvocati Massimo Amoriello, Ettore Marcarelli, Angelo Leone, Mario Cecere, Anna Lisa Fucci, Valeria Verrusio, Vincenzo Megna, Roberto Iglio, Giovanni Morvillo, Pasquale Moscato, Diego Ruggiero.
Le accuse e le posizioni sono diverse: a Cirigliano è contestata una presunta induzione indebita a dare o promettere utilità (e truffa). Si sostiene che abbia indotto Di Caprio a consegnarle, tra il 2015 e il 2017, un importo di 9mila euro, parte della somma percepita per i progetti rieducativi e trattamentali per i detenuti nella struttura. Secondo gli inquirenti, questi soldi sarebbero poi stati destinati a Pascarella, a cui è stata contestata la ricettazione.
Cirigliano e i titolari di quattro ditte, Ruggiero, Clemente Arganese, Domenico Arganese e Ianniello, sono accusati anche di altre presunte induzioni indebite a dare o promettere utilità, tra il 2015 e il 2019, per progetti e lavori di manutenzione elettrica e non solo.
Per Cirigliano sono inoltre presenti due accuse di truffa in concorso con Crisci, titolare di una società, e di depistaggio con Di Marzo e Gagliardo. Quest’ultima accusa riguarda la mancata trasmissione alla polizia giudiziaria della documentazione richiesta sui contratti di affidamento ad un’associazione.
L’unico addebito per Meoli, Cicala (e Tangredi) è una presunta truffa, poiché avrebbero presentato all’Asl, a nome di due detenuti, prescrizioni per analisi cliniche gratuite. L’Asl, rappresentata dall’avvocato Antonio Mennitto, ha chiesto di costituirsi parte civile nei loro confronti.