Dieci anni di carcere per Agostino Veneziano. È questa la richiesta del Procuratore Generale in Corte d’Appello a Napoli per l’imputato, oggi 27enne, accusato dell’omicidio di Emanuele Di Caterino, ucciso a 14 anni a coltellate durante una rissa in piazza Bernini ad Aversa avvenuta il 7 aprile del 2013.

Durante la sua requisitoria, il procuratore generale ha confermato la volontà omicidiaria dell’azione di Veneziano, che avrebbe colpito Di Caterino con l’intenzione di ucciderlo. Inoltre, secondo la Procura Generale, l’imputato avrebbe anche tentato di uccidere un altro ragazzo quella sera, che è rimasto ferito (il procedimento per le lesioni si è unito a quello principale dopo la decisione della Cassazione). Per questo motivo è stata richiesta una pena superiore rispetto a quella annullata dalla Suprema Corte, passando da 9 a 10 anni di reclusione. Anche il difensore della parte civile, Maurizio Zuccaro (che rappresenta la madre di Emanuele, Amalia Di Iorio), ha presentato una copiosa memoria. La prossima settimana si tornerà in aula quando gli avvocati dell’imputato presenteranno la loro arringa. Poi sarà emessa la sentenza.

Un verdetto atteso dopo 10 anni e cinque processi. Il processo di primo grado, svoltosi nel 2014 con rito abbreviato davanti al giudice monocratico del tribunale dei minori, si concluse con la condanna a 15 anni per Veneziano. La sentenza fu successivamente annullata dalla Corte di Appello, che ritenne che il processo dovesse svolgersi davanti al tribunale in composizione collegiale. Al termine del nuovo processo di primo grado, l’imputato fu quindi condannato a otto anni, poi a 9 anni in Appello, ma il verdetto fu annullato all’inizio del 2023 dalla Corte di Cassazione, che ha rinviato gli atti a una nuova sezione della Corte di Appello di Napoli per il sesto processo. Tra le critiche mosse dalla Suprema Corte vi sono le scarse motivazioni fornite in relazione al diniego della legittima difesa invocata dagli avvocati di Veneziano. In teoria potrebbe esserci anche un nuovo ricorso in Cassazione, che a quel punto sarebbe definitivo.

Durante tutti questi anni, la madre della giovane vittima, Amalia Di Iorio, ha invocato giustizia chiedendo, prima dell’inizio di questo ultimo atto giudiziario, di punire “chi ha sbagliato”.

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