La storia criminale di Leonarda Vincenza Giuseppa Cianciulli, conosciuta come la “Saponificatrice di Correggio”, è una delle più spietate serial killer italiane. Nata a Montella il 18 aprile 1894 e morta a Pozzuoli il 15 ottobre 1970, Leonarda è passata alla storia per i suoi efferati omicidi.

La sua storia inizia nella sua casa a Montella, dove Leonarda faceva torte e biscotti che poi poggiava sul davanzale della finestra per farli raffreddare. Durante queste attività, si intratteneva con le sue amiche, scambiando confidenze e pettegolezzi.

Leonarda era l’ultima di sei figli e fin dalla nascita era stata maledetta dalla madre, che la considerava frutto di uno stupro. Queste maledizioni risuonavano nella mente di Leonarda, soprattutto dopo che rifiutò un matrimonio combinato per sposare l’uomo che amava.

La donna perse tredici bambini durante la gravidanza e in culla, e disperata si rivolse a una maga per chiedere aiuto. Voleva avere figli e proteggerli a ogni costo. Grazie all’incontro con la maga, Leonarda riuscì a diventare madre. I figli crescevano velocemente, ma quando il maggiore, Giuseppe, ricevette la chiamata al fronte, Leonarda decise che i sacrifici umani erano la soluzione più efficace. Per lei, la vita umana e il sangue avevano un grande valore.

Nonostante il suo carattere ribelle e la sua vita segnata da truffe e furti, Leonarda non sembrava destinata a diventare una famosa serial killer italiana. Tra il 1938 e il 1940, Leonarda Cianciulli commise tre omicidi, ingannando le sue vittime che ospitava a casa sua. Si faceva passare per un’amica, una confidente, una consigliera, una predittrice del futuro, e molte donne caddero nella sua trappola.

Il suo modus operandi era sempre lo stesso: Leonarda conquistava la fiducia delle vittime, che le lasciavano persino tutti i loro averi. Dopo vari incontri, durante una delle loro conversazioni, approfittando della distrazione delle vittime, le colpiva con un oggetto contundente e poi le scioglieva nella soda caustica che bolliva in pentola, ancora prima del loro arrivo.

Una volta che il corpo si scioglieva, Leonarda scaricava il fluido viscoso in un pozzo, conservando solo il sangue e macinandolo una volta seccato. Una parte del sangue veniva utilizzata per creare saponette profumate e cremose da regalare, mentre l’altra parte veniva utilizzata come “ingrediente segreto” per dei biscotti che offriva alle amiche e ai familiari, incluso il figlio Giuseppe.

Non fu difficile arrivare a scoprire la verità su Leonarda. Inizialmente si pensò che suo figlio Giuseppe fosse coinvolto nei suoi crimini, ma venne assolto per mancanza di prove durante il processo. Per dimostrare di essere l’unica responsabile, Leonarda fece una simulazione squartando un cadavere in soli dodici minuti. La sua difesa si basò sulla sua totale infermità mentale.

Leonarda Cianciulli fu condannata a 30 anni di carcere, di cui tre trascorsi in un istituto psichiatrico. Passò il resto della sua vita nel manicomio di Pozzuoli, dove morì il 15 ottobre 1970. Oggi, è possibile vedere gli attrezzi utilizzati da Leonarda al Museo Criminologico di Roma.

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