I giudici blindano il tesoro dei Pellini. La Corte di Appello di Napoli ha depositato il provvedimento di confisca del tesoretto sequestrato nel 2019 ai fratelli imprenditori specializzati nel campo dei rifiuti. I Pellini sono stati ritenuti responsabili di aver inquinato un pezzo di territorio dell’area metropolitana. La Corte di Appello di Napoli ha rigettato la richiesta dei tre fratelli manager e ha confermato il provvedimento di primo grado. Questo verdetto va oltre la questione di inefficacia sollevata dalla difesa dei Pellini alcuni mesi fa. I giudici non hanno dato peso alle conclusioni difensive secondo cui il sequestro aveva perso efficacia a causa del superamento dei 18 mesi previsti come termine per firmare un provvedimento di secondo grado. Nei prossimi giorni, i magistrati della Corte di Appello dovranno ribadire l’avvenuta confisca durante l’udienza del 13 luglio. Nonostante ciò, la difesa dei Pellini ha presentato un ricorso per Cassazione, chiedendo agli giudici della Suprema Corte di intervenire sul caso dei milioni sequestrati. Il ricorso si basa su due aspetti: da un lato, si chiede di annullare la confisca in quanto i giudici di appello si sarebbero espressi in ritardo rispetto ai 18 mesi previsti dalla legge; dall’altro lato, si chiede di intervenire anche sul merito, poiché i legali sostengono l’innocenza dei tre principali soggetti coinvolti nel caso. Questa è una battaglia legale che riguarda uno dei principali filoni delle inchieste sulla cosiddetta “terra dei fuochi”. I fratelli Pellini erano stati condannati per traffico illecito di rifiuti e avevano ricevuto una pena definitiva di sette anni di reclusione. Successivamente sono state avviate indagini patrimoniali che hanno portato al sequestro di beni per 200 milioni di euro. La difesa dei Pellini ha sempre sostenuto la loro innocenza rispetto alle accuse mosse dalla Procura di Napoli. Dopo il sequestro bis, la difesa ha sollevato la questione del ritardo nella definizione del giudizio di secondo grado da parte della Corte di Appello. Tuttavia, il provvedimento di confisca è stato firmato di recente e le parti coinvolte sono in attesa del verdetto della Cassazione. Sarà la Suprema Corte a decidere sulla questione dell’efficacia del sequestro e sulla validità del provvedimento di confisca. Bisognerà attendere la decisione finale, che sarà una nuova battaglia legale tra avvocati e pubblica accusa, riguardante uno dei procedimenti più importanti legati allo scempio della cosiddetta “terra dei fuochi”.

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