“Basta violenza! Condanno fermamente questi episodi perché non sono rappresentativi di mio figlio e nessuno ha il diritto di compiere tali azioni in suo nome”. Queste sono le parole di Raffaele Turco, padre di Giuseppe, il diciassettenne di Villa Literno che è stato ucciso con otto coltellate in piazza Villa a Casal di Principe. Il padre di Giuseppe si distanzia dal raid dei ragazzi di Literno che hanno aggredito passanti e vandalizzato le mura del bar-caffetteria Morza a Casal di Principe. “Gli amici di mio figlio non sono violenti e non si comporterebbero in questo modo”, ha ribadito Raffaele, “mio figlio amava la vita e non avrebbe mai condiviso un simile comportamento. Chiedo scusa alla comunità di Casal di Principe e al sindaco che la rappresenta”.
Nel frattempo, la Prefettura ha convocato il Comitato per l’Ordine pubblico per martedì e sono state già adottate misure speciali per Casal di Principe e Villa Literno. Accanto a papà Raffaele, si schiera anche Marisa Diana, assessore alla Pubblica istruzione di Casal di Principe, che fa un appello diretto al ministro dell’Istruzione e del merito affinché intervenga e ponga fine ai comportamenti devianti diffusi tra i giovani ovunque. “Dovremmo iniziare a ripristinare le fondamenta del sistema educativo, familiare, scolastico e sociale”, afferma Diana, “sui social network si continua a chiedere più controlli, carabinieri, polizia, ed è giusto, ma queste persone non si rendono conto che questo crea uno stato di polizia, che è l’espressione del fallimento della società civile. Quello che possiamo constatare oggi è la perdita di autorità delle agenzie educative, a partire dalla famiglia e dalla scuola. Psichiatri e pedagogisti come Crepet e Galimberti continuano a sostenere che “i genitori sono ormai servi dei figli”. Nelle scuole, invece, gli insegnanti sono spesso vittime degli studenti e dei genitori. Senza un adeguato controllo durante l’infanzia e l’adolescenza, ci ritroviamo con ragazzi lasciati a se stessi e ai propri impulsi”. Quindi, i bersagli sono la scuola e la famiglia, ma soprattutto i social network. “Un altro fattore negativo”, aggiunge l’assessore Marisa Diana, “riguarda il ruolo di internet e dei social network. I ragazzi non riescono più a distinguere tra reale e virtuale. La morte in un video viene considerata uguale a quella reale, c’è una sorta di pericolosa abitudine. Come insegnante, chiederei l’eliminazione dei cellulari dal contesto scolastico. A cosa servono se non a distrarre gli studenti e a impedire loro di dialogare tra di loro? È vero che il ministro ha emanato una circolare di divieto di utilizzo, ma bisognerebbe verificare se e come è stata applicata. La scuola dovrebbe diventare il luogo di contrasto al potere negativo dei social network, il luogo in cui si pensa, si riflette, si comunica faccia a faccia e si collabora con gli altri. Se la scuola non lo fa, chi lo farà? Chi insegnerà ai ragazzi a ragionare?”. Tuttavia, al momento la situazione richiede interventi a breve termine. “Ho chiesto alla Prefettura di intervenire immediatamente e mi hanno assicurato che da stasera saranno inviati controlli adeguati”, spiega il sindaco di Casal di Principe, Renato Natale, che ieri mattina è stato contattato dal sindaco di Villa Literno, Valerio Di Fraia. “Purtroppo, tragedie simili”, continua Natale, “sono fenomeni che vanno ben oltre i confini di Casal di Principe. Solo pochi giorni fa, due sedicenni hanno ucciso a calci un senzatetto a Pomigliano d’Arco, mentre a Roma due ragazzi hanno ucciso un bambino per fare i fanfaroni andando a alta velocità in macchina. Qui abbiamo numerose organizzazioni che coinvolgono molti giovani in attività di solidarietà. Questo non significa ignorare il lato oscuro, i gruppi marginali, i tanti ragazzi senza una guida etica. Per questo motivo, continuo a promuovere numerose iniziative”. La paura di un ritorno al passato è sulla bocca e nella mente di tutti, ma nessuno lo vuole, soprattutto chi per anni ha combattuto in prima linea contro la criminalità organizzata. “Da quanto abbiamo capito”, continua il sindaco Natale, “la motivazione di quanto accaduto la sera del 30 giugno sarebbe stata una sorta di vendetta per la morte del giovane ucciso il giorno precedente. Io ritengo che sia solo un pretesto per giustificare azioni dettate dal proprio istinto animalesco o, peggio ancora, per affermare un dominio. Si vuole tornare a una sorta di guerra tra bande? È qualcosa che appartiene al passato e che non vogliamo più vivere. Non lo permetteremo. La stragrande maggioranza dei residenti di Casal di Principe e Villa Literno dicono “no, no, no”, non permetteremo che la paura e l’insicurezza tornino ad impadronirsi delle nostre strade. E non è neanche consentito strumentalizzare una tragedia come la morte di un ragazzo per giustificare azioni incivili. Lasciamo alla giustizia il compito di punire i responsabili”.