Benevento. Accusa di maltrattamenti a un bambino di 5 mesi: la 25enne rischia il processo

Benevento. Sarà il giudice Maria Di Carlo a decidere, il 10 febbraio dell’anno prossimo, se mandare a processo, come richiesto dal pm Maria Gabriella Di Lauro, la 25enne di Benevento accusata di aver maltrattato ripetutamente il bimbo di 5 mesi, almeno sei settimane prima che il suo cuore si fermasse per sempre, il 28 gennaio del 2022 al Santobono di Napoli.

Si tratta di una storia drammatica: difesa dall’avvocato Gerardo Giorgione, alla donna vengono attribuite una serie di comportamenti nei confronti del figlioletto che gli avrebbero procurato lesioni riconducibili alla cosiddetta sindrome del bambino maltrattato.

Erano state queste le conclusioni del medico legale Emilio D’Oro, del neurochirurgo Tommaso Tufo e della neonatologa Beatrice Leopardo, che avevano eseguito l’autopsia, stabilendo che la morte era stata causata da un’emorragia cerebrale post traumatica derivante da una lesione da scuotimento della testa. Gli stessi specialisti avevano poi riscontrato anche la presenza di una serie di fratture, più o meno consolidate, ai polsi, al torace e agli arti inferiori.

Tutto era cominciato il 16 gennaio del 2022, quando il piccolo era stato ricoverato al Fatebenefratelli di Benevento. Dopo alcuni giorni era tornato a casa, ma la sera del 25 gennaio era stato portato d’urgenza, apparentemente perché si sentiva male, al pronto soccorso del San Pio di Benevento dove era stato sottoposto a una Tac e dichiarato in prognosi riservata. Era stato quindi trasferito immediatamente, in elicottero, al Santobono, dove, nonostante gli sforzi dei medici, aveva smesso di vivere. I militari avevano raccolto una serie di testimonianze dalle quali sarebbe emerso che un colpo accidentale con una spazzola, poi gettata perché rotta, era stato inflitto da una cuginetta al bambino.

In vista dell’autopsia, gli avvisi di garanzia per omicidio volontario erano stati consegnati alla madre e a due zii, che avevano indicato come consulente il dottor Michele Selvaggio, poi scomparso, mentre né il padre né la nonna paterna della vittima, parti offese, avevano nominato un consulente, rappresentati dagli avvocati Vincenzo Sguera e Fabio Russo.

Erano stati sequestrati i cellulari degli indagati, poi l’intervento del Tribunale per i minori, che aveva provveduto a togliere alla donna, per motivi precauzionali, la figlioletta di 4 anni.

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