L’abbattimento di una palazzina abusiva a Napoli, avvenuto lo scorso giugno, è stato il risultato di un’indagine condotta dalla Procura di Napoli che ha svelato una “economia circolare malata” coinvolgente la camorra, i vigili urbani e l’imprenditoria. La palazzina era ritenuta il frutto delle attività illecite di un uomo di 72 anni, R.V., condannato per corruzione ed estorsione in concorso con membri del clan Lo Russo.
L’abbattimento dell’immobile, completamente abusivo, è stato disposto dai magistrati della quinta sezione – Ambiente Edilizia e Urbanistica, coordinata dal procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli, dopo la conferma della confisca definitiva da parte della terza sezione penale della Corte di Appello di Napoli. La confisca era stata confermata dopo l’istanza di revoca presentata dal legale del 72enne.
L’inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli si era conclusa nel 2014 con la condanna di undici persone, tra cui Gaetano Tipaldi, elemento di vertice del clan Lo Russo. Era stato accertato che il 72enne svolgeva il ruolo di “ufficiale di collegamento” tra il clan, i pubblici ufficiali corrotti e le vittime costrette a versare denaro alla camorra e ai vigili urbani per evitare o ritardare i controlli antiabusivismo sulle loro abitazioni. Il quartiere coinvolto in questa vicenda è Miano, storicamente noto per essere sotto il controllo dei Lo Russo.
È emerso anche che il 72enne aveva consegnato 12500 euro ai vigili urbani per favorire la costruzione di un’abitazione. Le motivazioni alla sentenza di rigetto riportano che egli si occupava di “ungere” i vigili urbani e che il suo contributo era totale e di piena e fattiva collaborazione, poiché seguiva da vicino l’andamento dei lavori e le vicende relative ai soldi da dare a Tipaldi.
Questa vicenda evidenzia ancora una volta l’intreccio tra criminalità organizzata, corruzione e abusi edilizi, mettendo in luce la necessità di un’azione decisa da parte delle autorità per contrastare queste pratiche illegali e dannose per la collettività.