Due ragazzi di sedici anni sono stati arrestati per l’omicidio di Frederick Akwasi Adofo, un senzatetto ucciso a Pomigliano d’Arco tra il 18 e il 19 giugno scorsi. Uno dei ragazzi aveva già una valigia pronta per fuggire, mentre l’altro ha cercato di impedire l’accesso al proprio cellulare fornendo tre volte il pin sbagliato ai carabinieri. Questi due giovani sono gli aggressori di Frederick, un uomo indifeso colpito a tradimento. Dopo l’atto di violenza, hanno cercato di fuggire e hanno anche cercato di ostacolare le indagini per evitare che venisse scoperto il contenuto dei video dell’omicidio presenti nei loro cellulari.
Le poche pagine firmate dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale dei minori Angela Draetta, hanno portato i due aggressori di Frederick in carcere. Il processo è attualmente in corso e gli indagati avranno la possibilità di esporre le loro ragioni. Da un lato, c’è la ricostruzione del delitto, dall’altro l’analisi dello stile di vita dei due ragazzi sedicenni, evidenziando la mancanza di un’educazione adeguata. Il giudice Draetta afferma che le due famiglie “non sono state una guida educativa autorevole”, come dimostra il fatto che i due indagati hanno abbandonato gli studi e non hanno avuto impegni strutturati nella loro vita. Ma torniamo alla notte del 18 e 19 giugno in via Principe di Piemonte. Ci sono video che testimoniano l’accaduto, alcuni provenienti dal sistema di sorveglianza di un negozio, altri realizzati dai due indagati. È facile intuire che l’obiettivo della violenza perpetrata nei confronti di un uomo indifeso fosse quello di condividere il contenuto dell’aggressione sui loro canali social. Anche il giudice conferma questa intuizione, sottolineando che il gesto iniziale in cui uno dei due aggressori offre il “cinque” al cittadino ghanese ha abbassato le sue difese e ha tradito la sua fiducia, per poi colpirlo ripetutamente senza motivo. Non c’è stata alcuna provocazione, solo un esercizio di violenza finalizzato a diventare virale su TikTok. Il giudice scrive: “I due indagati hanno agito senza alcun motivo apparente e hanno inflitto crudelmente violenza a un uomo indifeso, la cui vita non aveva alcun valore ai loro occhi”. La loro condotta è stata un esercizio di violenza mirata ai risultati più nefasti possibili, confermando almeno per il momento l’ipotesi di omicidio volontario con l’aggravante della crudeltà. Ma non si tratta solo di un gesto improvviso, secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri della compagnia di Castello di Cisterna. Dopo aver picchiato Frederick, i due giovani malviventi hanno capito la gravità di ciò che avevano fatto. Uno dei due si era preparato per una possibile fuga, come dimostrato dalla presenza di valigie in casa al momento dell’irruzione dei carabinieri. Poi hanno adottato una strategia elusiva, uno dei due indagati ha fornito un codice pin errato per il proprio cellulare, una strategia che non è cambiata nemmeno di fronte al giudice per la convalida dell’arresto. In sintesi, dopo aver aggredito un uomo indifeso, i due non si sono consegnati alle autorità. Non si sono costituiti e, come afferma il giudice, hanno ammesso solo “di fronte a prove inconfutabili”. Difesi dagli avvocati Eduardo Izzo e Umberto De Filippo, i due aggressori hanno raccontato di aver agito a causa di una provocazione, ma questa versione è stata smentita dalle prove raccolte. Frederick, originario del Ghana, sopravvissuto a un campo di prigionia in Libia e a una lunga traversata verso l’Italia, ha appena avuto il tempo di sorridere, offrire il cinque e pronunciare una frase piena di umanità: “Io buono, voi amici”.

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