Un detenuto ha testimoniato in un’udienza difficile che si è tenuta ieri, affermando di aver visto l’ex Provveditore delle carceri della Campania, Antonio Fullone, nella cosiddetta “cella zero” del carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile 2020, giorno in cui però Fullone non era presente. Questa testimonianza potrebbe mettere in discussione le accuse mosse contro i 105 agenti penitenziari coinvolti nelle violenze ai danni dei detenuti avvenute tre anni fa. La testimonianza del detenuto Ciro Esposito, sebbene caratterizzata da molte incertezze e lacune di memoria, potrebbe essere determinante per l’affidabilità delle accuse. Esposito ha parlato della “cella zero”, un luogo in cui avvengono torture, situata nel reparto Danubio, dove è stato portato e picchiato il 6 aprile. Ha inoltre affermato di aver riconosciuto Fullone come uno dei poliziotti presenti in borghese con bomber, ricciolini e occhiali, che gli ha dato uno schiaffo dopo avergli consegnato il cellulare. Tuttavia, dalle indagini è emerso che Fullone non era presente al carcere quel giorno. Di fronte a questa affermazione decisa, il sostituto procuratore e il procuratore aggiunto hanno chiesto più volte conferma a Esposito, che ha risposto di essere certo della sua identificazione, nonostante sembrasse confuso. Gli è stato chiesto perché non avesse mai menzionato Fullone durante gli interrogatori preliminari, e lui ha risposto che voleva tenerlo per sé. A quel punto, il procuratore aggiunto ha mostrato a Esposito una foto di un agente che lui aveva identificato come l’aggressore, chiedendogli se fosse Angelo Bruno, e il testimone ha risposto positivamente, lasciando la questione irrisolta. Alcuni difensori sostengono che l’identificazione di Fullone non sia un errore, poiché il suo ruolo di ex direttore di Poggioreale lo rendeva facilmente riconoscibile dai detenuti. Tuttavia, secondo l’accusa, Fullone non era presente quel giorno. Questo “mistero” sarà risolto durante il processo. Per i pm, l’udienza di ieri si è svolta tra dubbi e mancanze di memoria da parte del testimone, visibilmente provato dalla sua condizione di salute. Ha più volte sottolineato che sono passati più di tre anni dai fatti, giustificando così le sue incertezze. In attesa del controesame, che si preannuncia tempestoso, non sono emersi elementi utili a chiarire i fatti in causa durante l’udienza di ieri.

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