“Avellino deve risvegliarsi e spezzare i legami con il tessuto sociale malato”. Queste sono le parole senza mezzi termini del procuratore capo di Avellino, Domenico Airoma, a distanza di due giorni dalla sentenza che ha condannato i membri del Nuovo Clan Partenio a pesanti pene detentive per associazione camorristica, usura ed estorsioni. La sentenza ha riconosciuto l’esistenza di un’organizzazione criminale di tipo mafioso sul territorio capeggiata dai fratelli Galdieri. Tuttavia, per Airoma, questa non è una novità: “Già sapevamo che sul territorio ci fossero organizzazioni camorristiche, ci sono state sentenze nel corso del tempo che ne hanno confermato l’esistenza e l’operatività. Quindi non stiamo scoprendo nulla di nuovo e sinceramente la questione mi interessa poco”.

Airoma invece focalizza la sua attenzione su un altro aspetto fondamentale dal punto di vista sociale e sociologico: il comportamento del singolo cittadino nei confronti di queste organizzazioni. “Il problema sta nel modo in cui i cittadini si comportano nei confronti di queste organizzazioni, quale atteggiamento adottano. È qui che bisogna prendere delle decisioni”. A tal proposito, Airoma richiama il pensiero di Giovanni Falcone cercando di scuotere le coscienze di tutti: “La mafia non è un cancro che si sviluppa casualmente su un tessuto sociale sano, se queste organizzazioni attecchiscono significa che la società è malata”. Lancia degli interrogativi a tutta la comunità, coinvolgendo professionisti, imprenditori e pubblici amministratori. Li invita a cambiare rotta, a non rassegnarsi: “Dobbiamo capire quale atteggiamento vogliamo adottare nei confronti di questa questione. Vogliamo interrompere i legami di complicità e compiacimento con le organizzazioni? Vogliamo abbandonare i rapporti con questa terra di mezzo? Vogliamo smettere di essere mezzi uomini e riacquistare la dignità? Solo così potremo sradicare la criminalità organizzata. Serve un cambio di mentalità”.

Airoma spiega che ogni organizzazione criminale si adatta alle caratteristiche del territorio: “Dire che non ci sono morti ammazzati non è un modo per consolarsi o per dire che queste organizzazioni non fanno male, anzi. Le organizzazioni criminali presenti nel territorio irpino mostrano una particolare versatilità criminale e si adattano per infiltrarsi nei settori più redditizi, come le aste, i bonus per le facciate, il traffico di droga”. Fa riferimento anche ai sequestri effettuati dalla procura di Avellino nell’aprile del 2023 per l’utilizzo improprio di fondi pubblici da parte delle organizzazioni criminali: “Abbiamo effettuato uno dei sequestri più grandi in Italia per l’utilizzo di fondi pubblici da parte delle organizzazioni criminali, con una centrale organizzata ad Avellino”. Il procuratore sollecita quindi un intervento sul consenso sociale che le consorterie criminali riescono ad ottenere: “Speriamo che tutta la comunità irpina si risvegli. Quando le organizzazioni criminali si infiltrano in determinati ambienti, non usano la forza ma altre leve. È un problema che riguarda tutti: pubblici amministratori, imprenditori e professionisti”.

Airoma continua dicendo che continueranno a fare il loro lavoro e a collaborare con la direzione distrettuale antimafia di Napoli, ma per ottenere un vero cambiamento è necessaria l’azione di tutti: “Solo così non daremo alle consorterie criminali la possibilità di riorganizzarsi sul territorio dopo gli arresti e le condanne. Senza un reale cambiamento della società, la criminalità continuerà ad attecchire in un tessuto sociale anziché in un altro”.

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