La svolta nella lunga vicenda della lupara bianca del capozona pontecagnanese Sergio Giordano porta alla chiusura dell’inchiesta e all’indagine dei fratelli Alfonso e Francesco Pecoraro, di Pasquale Renna e di Fedele Schipani.

A trent’anni dal mistero irrisolto della lupara bianca, non si è ancora trovata traccia dei resti del cadavere di Sergio Giordano, che avrebbe ereditato il titolo di capozona di Pontecagnano Faiano dal cugino assassinato all’alba degli anni Novanta. Tuttavia, i presunti assassini di Sergio Giordano hanno finalmente un nome, riportato sull’avviso di conclusione delle indagini preliminari della Dda di Salerno.

I nomi notificati includono Pasquale Renna, boss di Bellizzi detenuto nel carcere di Novara con il regime del 41-bis, Alfonso e Francesco Pecoraro, fratelli del capoclan Giovanni Pecoraro che fu ucciso nel 1988 e che sono detenuti rispettivamente a Spoleto e Voghera, e il collaboratore di giustizia olevanese Fedele Schipani, soprannominato Rosario u’ pasticciere, che fu reggente del sodalizio egemone sulla Piana del Sele e sui Picentini.

Schipani è una figura cruciale nelle indagini su uno dei cold case della camorra salernitana. È stato lui, insieme ad altri pentiti che nel corso degli anni hanno fatto diverse dichiarazioni, a fornire dettagli su una presunta faida interna al clan e sugli ultimi istanti di vita di Sergio Giordano, che aveva 26 anni al momento dell’omicidio. Inoltre, Schipani ha fatto rivelazioni inedite e persino autoaccusatorie sull’omicidio del cugino della vittima, Mario Giordano, ucciso nel 1991.

Questa svolta nell’inchiesta è stata definita “archeocamorra” e tutti i dettagli sono disponibili sul quotidiano in edicola.

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