Quindici anni di inferno. Quindici anni di terrore per colpa di quell’uomo. Sono le parole che l’ex compagna di Haxhi Collaku ha detto al pubblico ministero Marco Brusegan, ieri pomeriggio, quando è stata portata in caserma per iniziare a capire come ha avuto origine l’inferno che si è scatenato in via Rismondo. Il 55enne albanese è morto poche ore dopo essere stato colpito dal carabiniere che è dovuto intervenire sparando per salvare la vita al collega, già gravemente ferito dall’uomo che l’ha investito con il suo furgone. I medici sono preoccupati per la frattura esposta del ginocchio e per la perdita di sangue del militare. Un intervento d’urgenza dovrebbe avergli salvato la gamba. Il 37enne ha sempre sognato di lavorare per il Radiomobile e questo sogno si è realizzato qualche mese fa. La donna ha raccontato di aver visto l’ex presentarsi sotto l’abitazione con il coltello in mano. Lei l’aveva denunciato già nel 2009, poi altre due volte, sempre per minacce e stalking. Forse questa volta il 55enne sarebbe andato fino in fondo, forse voleva ucciderla perché non accettava che lei lo avesse lasciato. Ma la fortuna ha voluto che la donna l’abbia visto fuori dal cancello e non gli abbia aperto. Subito la chiamata al 112, poi, il resto, è già storia: lo schianto, i colpi di pistola, l’intervento del 118 e poi la morte in ospedale dello stalker, albanese di etnia kosovara, ingegnere di professione. Un incubo. Davanti al pubblico ministero e ai carabinieri, l’ex compagna ha iniziato a raccontare quei 15 anni d’inferno che ha vissuto, prima al suo fianco, e poi nascosta, perché ogni volta che lui la trovava, la tormentava. Stando alla prima ricostruzione, il carabiniere che ha sparato non ha potuto fare altrimenti. Il suo collega era stato gravemente ferito e l’albanese lo stava minacciando con un coltello. Nonostante il militare gli avesse intimato di abbassare l’arma, il 55enne sembrava fuori controllo. Il carabiniere non ha potuto fare altro che sparargli per salvare la vita al collega. Le prime valutazioni dei vertici dell’Arma propendono per una reazione corretta del militare che ha sparato. Sul posto è arrivato anche il comandante della Legione Veneto, generale Giuseppe Spina, che ha dimostrato sostegno al carabiniere, rimasto a lungo in via Castelfidardo per aiutare nella ricostruzione dei fatti. Sul posto anche il comandante del reparto operativo del comando provinciale dei Carabinieri, Gaetano La Rocca. Il governatore Luca Zaia è intervenuto sulla vicenda, sottolineando il coraggio dei militari dell’Arma e inviando loro gli auguri di una rapida ripresa.