Il mistero avvolge la morte di Salvatore Tramontano, noto come o Munacone, personaggio folkloristico di Secondigliano. È deceduto il 13 luglio presso l’ospedale Cardarelli, dove era stato ricoverato quattro giorni prima. Tutto è iniziato alle 10:55 del 9 luglio, quando una telefonata ha segnalato alla centrale operativa della Polizia di Stato la presenza di un uomo ferito in piazza Zanardelli, conosciuta come “Miez all’Arc”. Sul posto sono arrivati in pochi minuti le volanti del commissariato locale e il personale del 118, che hanno soccorso o Munacone e lo hanno trasportato in ospedale. Inizialmente sembrava essere una tragica fatalità, forse a causa di un malore o di un colpo di calore improvviso. Tuttavia, poche ore dopo, la teoria dell’incidente è stata smentita. Il primo bollettino medico ha rivelato una ferita alla testa non compatibile con una caduta, ma con un colpo inferto da un’arma a lama sottile, come uno stiletto o un cacciavite a punta piatta. Questa ferita ha causato una grave emorragia cerebrale, che dopo quattro giorni ha portato alla morte di Tramontano.
Quindi, si tratta di un omicidio. Le indagini sono state affidate agli investigatori del commissariato di Secondigliano e coordinate dal vicequestore Raffaele Esposito. Tuttavia, si sono trovati di fronte a un ostacolo inaspettato: un inspiegabile muro di omertà. Nonostante la presenza di molte persone in piazza Zanardelli a quell’ora, tra fedeli che uscivano dalla chiesa e persone che si preparavano a trascorrere una giornata al mare, nessuno sembra aver visto o sentito nulla. Anche i commercianti interrogati non sembrano essersi accorti del brutale delitto avvenuto a pochi metri dalle loro attività. Questo silenzio assordante ha una sola spiegazione secondo gli agenti: la paura di una violenta ritorsione. Infatti, a pochi metri dal luogo in cui è stato trovato Tramontano, vive Vincenzo Di Lauro, considerato il reggente dell’omonimo sodalizio camorristico, protagonista di sanguinosissime guerre di camorra in passato. Inoltre, piazza Zanardelli è la roccaforte della cosca fondata dal padrino Paolo ed è impensabile che un omicidio possa avvenire sotto gli occhi dei boss senza conseguenze pericolose. Gli investigatori ritengono quindi che chi ha ucciso Tramontano sia legato all’organizzazione criminale e che sia stato nascosto e protetto da essa subito dopo il delitto. A conferma di questa supposizione, c’è anche un “buco nero” di 55 minuti che va dalle 10 del mattino, quando la vittima era in compagnia della sorella, al momento in cui è stato allertato il 113. In questo arco temporale, infatti, nessuno ha visto Tramontano. Quasi un’ora in cui o Munacone sembra essere scomparso nel nulla. Questo è solo l’ultimo mistero in una storia già piena di punti oscuri.
Ma perché una figura come Tramontano, con piccoli precedenti e in cura in un centro di igiene mentale, sarebbe finita nel mirino della camorra? La pista del regolamento di conti sembra esclusa, dato che la vittima non ha legami con il crimine organizzato e, anzi, era abbastanza conosciuto nel quartiere per i suoi video di consigli pubblicati regolarmente su TikTok. Più plausibili sembrano invece le ipotesi di una lite per futili motivi o di un’aggressione da parte di una persona “fuori di testa”. Secondo la ricostruzione più probabile al momento, dopo aver lasciato la sorella, la vittima avrebbe raggiunto piazza Zanardelli, dove avrebbe incontrato il suo assassino. Uno sguardo o una parola di troppo, oppure un rancore nato proprio da uno dei video che o Munacone pubblicava sui social potrebbe essere stata la scintilla che ha armato la mano di chi l’ha ucciso.