Crollo a Torre del Greco, svanita nel nulla la prima inchiesta (del 2015) sull’edificio a rischio

Dopo l’ordinanza del Comune, la procura aprì un’indagine: la polizia giudiziaria confermò i pericoli, poi il silenzio. Alberto Dortucci

Torre del Greco. Non ci sono solo l’incuria dei proprietari dei vari appartamenti e le eventuali responsabilità del Comune dietro il drammatico crollo del fabbricato all’angolo tra corso Umberto I e vico Pizza. Perché all’indomani dell’ordinanza di messa in sicurezza firmata dall’ex sindaco Gennaro Malinconico nel 2013 – provvedimento recuperato da Metropolis Quotidiano a poche ore dal cedimento dello stabile – la procura di Torre Annunziata, a distanza di due anni, aprì un apposito fascicolo di indagine per fare piena luce sulla vicenda delle infiltrazioni d’acqua rilevate dai tecnici comunali dell’ufficio dissesti statici. Ma poi i riflettori dei pm sull’edificio a rischio si sono spenti, fino al crollo di domenica alle 11.36.

La prima inchiesta

I fatti risalgono alla primavera del 2015, praticamente a distanza di due anni dall’allarme (inizialmente ignorato) lanciato dai tecnici comunali dell’ufficio dissesti statici. Alla luce dei mancati interventi per la messa in sicurezza da parte dei proprietari dell’immobile, la procura di Torre Annunziata aprì il procedimento 1585/15 R.G.N.R. a carico di “fabbricato Corso Umberto I n. 59 angolo vico Pizza” e delegò la polizia municipale del compimento delle attività di indagine sul caso. Il comandante della polizia municipale interpellò il responsabile dell’ufficio dissesti statici – all’epoca l’architetto Michele Sannino – per una dettagliata relazione sulla “storia” dell’edificio a rischio crollo. A seguito dell’incarico ricevuto a inizio maggio 2015, il dirigente comunale firmò una dettagliata relazione in cui si sottolineò come per il fabbricato oggetto di indagine fosse stata firmata – a marzo del 2013 – un’ordinanza sindacale con cui “sono stati evidenziati gli interventi da effettuarsi ad horas, opere necessarie per l’eliminazione dei rischi e la messa in sicurezza delle parti pericolanti”. Solo a novembre del 2014, il direttore dei lavori inviò in municipio il resoconto degli interventi eseguiti presso l’edificio e le proprie contestuali dimissioni. Successivamente, a inizio gennaio 2015, la documentazione – alla luce della inottemperanza dell’ordinanza – venne trasmessa alla procura di Torre Annunziata per i provvedimenti del caso. Dopo la delega di indagine da parte del pm a capo dell’inchiesta, i tecnici comunali – a seguito di sopralluogo – accertarono che “effettivamente come descritto nel resoconto a firma del direttore dei lavori, risultano eseguiti gli interventi alla facciata principale sul corso Umberto I, mentre per la facciata laterale di vico Pizza (la facciata collassata domenica alle 11.36, ndr) non è stato eseguito alcun lavoro”. Insomma, i pericoli erano gli stessi di due anni prima. Ma di quella prima inchiesta si sono poi perse le tracce.

La nuova indagine

Solo dopo il drammatico crollo il pool di magistrati guidato da Nunzio Fragliasso ha (ri)acceso i riflettori sulla palazzina all’angolo tra corso Umberto I e vico Pizza. Nel registro degli indagati sono stati iscritti 27 nomi: tutti i proprietari dell’immobile e due tecnici comunali. Devono rispondere a vario titolo di crollo colposo. Un epilogo che (forse) si sarebbe potuto evitare se la prima inchiesta condotta dalla procura di Torre Annunziata avesse avuto un esito diverso.

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