Benevento. La sentenza della Corte di assise sul dramma del giugno del 2016 a San Salvatore. Il procuratore Giulio Barbato aveva richiesto una condanna a 5 e 4 anni, ritenendo provato il reato, mentre gli avvocati dei genitori della vittima – gli avvocati Fabio Gallo, Monica Gasperini e Valeria Perino – avevano sostenuto la responsabilità degli imputati, dei quali l’avvocato difensore, Salvatore Verrillo, aveva chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto dopo una lunga discussione.
Poco dopo le 16.30 è stata emessa la sentenza della Corte di assise (presidente Pezza, a latere Telaro più la giuria popolare), che ha assolto Daniel Ciocan, 28 anni, e sua sorella Maria Cristina, 37 anni, perché il fatto non sussiste. I due fratelli romeni erano accusati di aver abbandonato Maria, una bambina di 9 anni che il 19 giugno 2016 era stata trovata morta per annegamento nella piscina di una casa colonica a San Salvatore Telesino.
Secondo gli investigatori, la sera della tragedia la bambina si trovava a bordo della Polo con cui Daniel era andato a prendere sua sorella a Telese. Loro l’avrebbero portata prima all’esterno del resort, poi nell’area della piscina; quindi sarebbero andati via, lasciandola lì senza preoccuparsi del fatto che la bambina non sapesse nuotare e avesse paura dell’acqua, nella quale si sarebbe immersa, perdendo la vita.
Questa è la conclusione del primo grado di un’indagine che inizialmente aveva prospettato uno scenario agghiacciante, con l’accusa di omicidio in concorso con Maria Cristina e violenza sessuale nei confronti di Daniel. Entrambi avevano chiesto due volte la custodia cautelare in carcere, ma questa richiesta era stata respinta dal giudice Flavio Cusani, una decisione poi confermata dal Riesame e infine dalla Cassazione.
Nel novembre 2020, a distanza di quattro anni e mezzo, è stata chiusa l’indagine; nessuna traccia di omicidio e violenza sessuale, al loro posto c’è l’accusa di abbandono di minore per i due Ciocan e di omicidio colposo per non aver adottato le misure di sicurezza adeguate per evitare l’accesso alla piscina, che aveva una profondità di un metro e mezzo, per i proprietari della struttura, nei confronti dei quali era stata emessa una sentenza di non luogo a procedere al termine dell’udienza preliminare. I due Ciocan sono stati giudicati in un processo durato 16 mesi e oggi sono stati assolti.