Inversione di senso di marcia a via Desiderio: un’idea da cretini

A volte ci sono persone che hanno delle idee così assurde che sembra impossibile che abbiano studiato. Uno di questi è sicuramente colui che ha proposto di invertire il senso di marcia di via Desiderio. Ma come può uno pensare una cosa del genere? Forse non sa nemmeno dove si trova questa via, ma anche gli abitanti sembrano convinti di trovarsi in piazza don Enrico Smaldone. Non perché siano pazzi, ma perché lo hanno letto sul numero civico affisso alla porta di casa e sulle carte d’identità. Via Desiderio è una traversa di corso Vittorio Emanuele.

Chi non conosce almeno una persona sconsiderata? Spesso si giustificano a vicenda, dandosi ragione l’uno con l’altro. Così può succedere che un’idea assurda diventi una delibera del consiglio comunale, con gravi conseguenze per la sicurezza pubblica. Detto così sembra poco significativo. Riproviamo: invertire il senso di marcia potrebbe causare un incidente mortale. Alla polizia locale ne sono ben consapevoli. È uno di quegli uffici dove le persone sconsiderate non sono ammesse: vengono lasciate fuori, guadagnando in salute.

Il 13 luglio, alcuni assessori hanno ordinato l’inversione: Antonio Mainardi, Ciro Calabrese, le D’Aniello e Bonaventura Manzo. A parte il fatto che leggendo questi nomi uno pensa “chi sono?”, sorgono due domande. Hanno capito e letto la proposta? Sono mai stati a via Desiderio? La delibera attribuisce l’iniziativa alla Tenente Colonnello Galasso. Ma non è credibile. A meno che la comandante, a causa del caldo, non intendesse creare confusione.

Le auto e le moto che provengono da via Ardinghi, per raggiungere la stazione ferroviaria, devono svoltare a destra e passare davanti al Bar Lion’s, correndo il rischio di scontrarsi con le auto e le moto che escono dal rione Ingegno, o di investire i bambini che, all’uscita dalla scuola, si riversano sul piccolo incrocio all’ingresso della Pizzeria da Carminuccio. Più che una decisione irresponsabile, sembra una roulette russa.

La verità è che i quindici parcheggi a pagamento su corso Vittorio Emanuele sono comodi. E anche redditizi. È facile pensare che possano valere anche una vita. Se così non fosse, sarebbe stato sufficiente vietare la sosta in tutta la piazza. La comandante aveva già pensato a questo. Il segnale, posizionato nel settembre 2022, fu immediatamente coperto. Evidentemente non era gradito a chi piazza le strisce blu per raccogliere soldi, senza preoccuparsi delle conseguenze.

La conclusione è meno maliziosa di quanto sembri: il totem per i ticket dei parcheggi è stato collocato anni fa; visto che la sosta non era autorizzata, avrebbero dovuto rimuoverlo. A meno che qualcuno non si sia impegnato a ripristinare le strisce e a incassare. Giocando con la vita degli altri. Dopo aver scoperto via Desiderio e averla confusa con il Rettifilo. E se poi aggiungiamo che non è chiaro se sia una strada privata o pubblica, passiamo dalle implicazioni alle imprecazioni.

Chi ha scelto l’inversione non conosce gli abitanti di piazza Smaldone. Non sarebbe esatto definirli semplici frequentatori. Sono persone provenienti dal rione Ardinghi e dintorni, che considerano quel luogo come un’altra stanza della propria casa, trascorrendoci gran parte della loro vita. Alcuni hanno scoperto solo da adulti che non potevano intestarla ai propri figli. Troviamo di tutto: stranieri in burka e indigeni a torso nudo. E via Desiderio fa parte di tutto questo, come un corridoio per la casa.

Se l’avidità per i soldi non avesse accecato la vista, si sarebbe potuta trovare una soluzione meno imbarazzante per tutti. Dai cretini agli sconsiderati. E anche per gli assessori. Senza costringere la comandante Galasso a camminare sui carboni ardenti come Giucas Casella. Il problema è dato da trenta centimetri che mancano alla carreggiata di corso Vittorio Emanuele. Senza quei centimetri, non si possono autorizzare il doppio senso di marcia e la sosta. Si deve scegliere tra l’una e l’altra.

Visto che, prima o poi, il marciapiede sarà ridimensionato per lavori previsti nelle ex cotoniere, perché non anticipare questa riduzione di pochi centimetri, magari ricollocando anche i cartelloni pubblicitari? Non sarebbe peggio dell’inversione a via Desiderio. E si preserverebbero i parcheggi. Anche per la gioia dei commercianti. Se proprio si vuole fare le cose per bene, nonostante non ci sia la vocazione, si potrebbe prevedere una sosta a tempo. Giusto per allontanare i sospetti.

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