Fuga di medici dal pronto soccorso dell’Azienda ospedaliera Moscati di Avellino. Sei camici bianchi hanno deciso di lasciare la struttura per vari motivi e con destinazioni diverse. La causa principale delle decisioni dei medici è l’affollamento costante e la mancanza di soluzioni a lungo termine. Per far fronte a queste nuove mancanze, la direzione medica sta valutando la possibilità di sospendere l’attività della Medicina d’urgenza per un mese, trasferendo due o tre specialisti in pronto soccorso. Questa non è la prima volta che qualcuno lascia il pronto soccorso dell’ospedale Moscati, alcuni medici hanno scelto di andare in altri ospedali dopo aver superato una selezione. Cosa sta succedendo ora? Senza un piano di gestione dell’affollamento, richiesto più volte dalla Regione Campania, le misure adottate dal direttore generale e dal direttore sanitario non sono state sufficienti. Il progetto basato sul modular nursing, proposto per migliorare il flusso dei pazienti in emergenza, non ha avuto gli effetti sperati, anzi la situazione è peggiorata. L’ondata di calore ha portato ad un aumento dei pazienti in pronto soccorso. La direzione strategica dell’ospedale non ha attivato il Codice calore suggerito dal Ministero della Salute per creare una corsia preferenziale per gli anziani e i cardiopatici, a causa della precaria gestione ordinaria. Il clima nel reparto di Emergenza è incandescente. Il personale, già ridotto, ha subito altre defezioni e altre sono previste entro la fine del mese. La fuga dei medici da questa Unità operativa continua, ma perché? In gennaio, 10 dei 16 medici hanno minacciato azioni legali contro la direzione strategica dell’ospedale, chiedendo un cambiamento gestionale e il rispetto del contratto collettivo nazionale. L’obiettivo era risolvere le problematiche sollevate, ma non è stato raggiunto. La decisione di dirottare gli specialisti della Medicina d’Urgenza in pronto soccorso sembra essere l’ultima spiaggia per far fronte alla situazione di collasso imminente.

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