Condannati per usura, ma assolti per estorsione: la vicenda giudiziaria dei sei imputati di Caserta

Nel 2017, sei persone furono arrestate con l’accusa di estorsione e tentata estorsione aggravate, nonché usura nei confronti del titolare di un’agenzia di scommesse di via San Carlo a Caserta. I nomi degli arrestati erano Davide Tuzio, Salvatore Della Medaglia, Fabio Cecora Fovio, Carmela Natale, Giovanni Santoro e Giuseppe Sirignano. Fiorentina Olivieri di Maddaloni fu coinvolta nel processo. In primo grado, gli imputati furono condannati per usura in concorso, ma assolti per i reati di estorsione e tentata estorsione.

La storia inizia nell’ottobre 2015, quando l’imprenditore Vincenzo Bruno di Caserta, a causa di problemi economici, si rivolse a un vecchio socio che si propose come intermediario per un prestito di 30.000 euro. Si pattuì la restituzione di una somma di 52.800 euro in 24 rate mensili, con un tasso di interesse del 5%.

La Corte di Appello di Napoli ha ribaltato la sentenza di primo grado, confermando la condanna per usura e aggiungendo la condanna per il reato più grave, l’estorsione, modificando pesantemente il verdetto dei giudici di Santa Maria Capua Vetere. La Corte di Cassazione, accogliendo parzialmente le tesi degli avvocati difensori, tra cui Giuseppe Stellato, ha annullato la parte del verdetto dei giudici di secondo grado relativa all’estorsione, determinando un nuovo processo in una diversa sezione della Corte di Appello di Napoli.

Tuttavia, secondo le significative critiche espresse dai giudici della Cassazione riguardo ai contenuti e alle motivazioni del verdetto di secondo grado, che non erano soddisfacenti e non erano attinenti alle accuse di estorsione e tentata estorsione, è difficile immaginare un verdetto diverso dall’assoluzione. È importante sottolineare che i reati di usura sono stati riconosciuti definitivamente e non possono essere oggetto di appello, quindi gli imputati dovranno scontarli.

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