Il caro carburanti mette a rischio le vacanze degli italiani. Secondo le stime, circa 20 milioni di persone si preparano a spostarsi nel mese di agosto e coloro che utilizzeranno l’automobile si troveranno di fronte a un’insidia sulle autostrade. La benzina, nei distributori self-service, ha già superato i 2,5 euro al litro su diverse tratte autostradali italiane, mentre molti distributori urbani ed extraurbani praticano prezzi superiori ai 2,3 euro al litro. Si calcola che l’esodo e il controesodo comporteranno un aumento di spesa di 800 milioni di euro.

Questa cifra rappresenta un onere considerevole per gli automobilisti che devono fare i conti con le speculazioni dei gestori dei distributori, o almeno di alcuni di essi, e con la riduzione delle scorte di petrolio a livello mondiale. Le associazioni dei consumatori puntano il dito proprio sulla speculazione, soprattutto considerando che la riduzione delle scorte è iniziata un paio di settimane fa. Analizzando l’andamento dei carburanti alla pompa, si può osservare che in soli due mesi, da maggio ad oggi, la benzina ha registrato un aumento medio del 4,9%, mentre il gasolio del 5,6%. Il prezzo più alto rilevato dalla nostra indagine per un pieno di benzina arriva a 127 euro.

La mappa dei rincari realizzata da Assoutenti è impressionante: sulla A4 Venezia-Trieste la benzina ha raggiunto il picco di 2,553 euro al litro per il servito, mentre il gasolio arriva a 2,4 euro al litro. Sulla A21 Torino-Piacenza, un litro di benzina viene venduto a 2,549 euro, mentre il gasolio costa 2,334 euro. Anche sulla A14 Bologna-Bari-Raranto i prezzi superano i 2,5 euro al litro, con 2,529 euro per la benzina e 2,399 euro per il diesel. I prezzi esorbitanti si riscontrano anche sulla rete urbana ed extraurbana di numerose regioni: sulla Via Provinciale di Arpaise (Bn) un litro di benzina costa 2,552 euro, mentre il gasolio arriva addirittura a 2,619 euro. In Calabria, a Serra San Bruno (Vv), la benzina costa 2,499 euro, il diesel 2,359 euro. A Lucca, la benzina arriva a 2,487 euro al litro, mentre il gasolio a 2,554 euro.

Di fronte a questi aumenti, il governo ha cercato di offrire una bussola agli automobilisti disorientati con il decreto trasparenza. A partire dal 1 agosto, gli esercenti delle stazioni di servizio sono obbligati ad esporre in modo ben visibile i cartelloni con i prezzi medi di benzina e diesel. Sarà quindi possibile confrontare i costi del proprio impianto con quelli medi nazionali. L’iniziativa è stata fortemente contrastata dagli addetti del settore, ma il Tribunale amministrativo del Lazio ha respinto la richiesta di sospensiva urgente, permettendo così l’esposizione del doppio prezzo.

Il prezzo medio verrà calcolato dal ministero facendo riferimento alle medie regionali per gli impianti sulle reti ordinarie e nazionali per le autostrade. L’obiettivo è garantire la massima trasparenza e favorire la libera scelta dei consumatori. Purtroppo, però, sperare in una riduzione dei prezzi dei carburanti nel breve termine sembra illusorio, dato che diversi fattori contribuiscono all’aumento dei costi. Innanzitutto, dall’inizio di luglio, il prezzo del petrolio è aumentato e il Brent oscilla intorno agli 83 dollari. Uno dei motivi potrebbe essere il taglio della produzione di petrolio da parte dei Paesi dell’OPEC, i principali esportatori mondiali di petrolio. In particolare, dall’inizio di luglio l’Arabia Saudita ha iniziato a produrre un milione di barili in meno al giorno. Con l’aumento del prezzo del petrolio, è normale che anche benzina e diesel costino di più. Inoltre, bisogna considerare che durante l’estate aumentano i viaggi in auto, quindi la domanda di carburante cresce e di conseguenza anche i prezzi. Infine, il calo delle scorte di prodotti raffinati negli Stati Uniti e le fermate di alcune raffinerie in Europa, Stati Uniti e Asia hanno contribuito ad aumentare i prezzi dei carburanti.

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