È necessario riaprire il tavolo di confronto sull’emergenza del 118 perché la conoscenza dei territori è di fondamentale importanza per la medicina del territorio. Questo è quanto afferma Nicola Boccalone, responsabile dell’assemblea territoriale del Tribunale del malato di Benevento, prendendo spunto dal decesso di un 69enne di Ginestra degli Schiavoni soccorso dall’ambulanza demedicalizzata che presta servizio nel comune fortorino.

Il pensionato era stato colto da un infarto nella mattinata di lunedì ed era stato soccorso dall’infermiere e dall’autista soccorritore del Saut locale. Nonostante gli operatori sanitari avessero messo in pratica tutte le manovre per rianimarlo, per l’uomo, già privo di conoscenza all’arrivo del mezzo di soccorso, non c’era stato nulla da fare. Contestualmente, la centrale operativa del 118 aveva contattato un medico in servizio che era arrivato da Benevento a distanza di un’ora dall’accaduto.

Boccalone sottolinea che il sistema emergenziale messo in piedi dall’organizzazione del territorio evidenzia la sua scarsa aderenza alle esigenze primarie della provincia sannita. Secondo lui, l’episodio di Ginestra degli Schiavoni non sorprende, purtroppo. Alla parte più fragile del territorio il sistema ha riservato la quota meno consistente del servizio emergenziale. Il Tribunale del malato aveva già evidenziato le anomalie della rete emergenziale che non tiene conto delle condizioni preesistenti e dei contesti che non favoriscono soluzioni alternative a un sistema che deve essere improntato sulla garanzia dei servizi essenziali ai cittadini.

La decisione del management dell’Asl di demedicalizzare 6 delle 10 ambulanze del Sannio non era stata accettata di buon grado dalle organizzazioni sindacali dei medici del 118, dalle istituzioni e dai cittadini dei centri interessati. Così, da 6 mezzi da demedicalizzare ne sono rimasti 4 ma il Fortore è stato fortemente penalizzato perché ha perso il medico a bordo sia sull’ambulanza di San Bartolomeo in Galdo che su quella di Ginestra degli Schiavoni.

Alla luce di quanto è accaduto, risulta evidente che le posizioni di contrasto non erano da considerare come mere azioni di contestazione né come infondate sottolineature. L’onore della decisione comporta oneri e determina conseguenze non sempre auspicabili che ricadono inesorabilmente su chi le subisce.

È quindi necessario che si riprenda il tavolo di confronto per garantire una migliore organizzazione del servizio di emergenza del 118, tenendo conto delle specificità territoriali e delle esigenze primarie delle diverse comunità. Solo così si potranno garantire i diritti essenziali alla salute di tutti i cittadini.

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