La tangentopoli salernitana sembrava avviarsi verso la sua conclusione nell’agosto del 1993. Tuttavia, la situazione prese una svolta inaspettata. Nonostante i clamorosi arresti e le scarcerazioni avvenute, la tangentopoli non sembrava essere ancora giunta ad un punto di svolta definitivo. I procuratori Vito Di Nicola e Luigi D’Alessio rimasero al lavoro durante le ferie estive, studiando i fascicoli e preparandosi per nuovi attacchi. Uno dei principali obiettivi era la cattura dell’ex sindaco Gaspare Russo, scomparso dai radar della giustizia dopo essere stato coinvolto in numerose inchieste. La figura di Russo, soprannominato “Gasparone”, cresceva sempre di più nell’immaginario collettivo come un personaggio capace di sfuggire a ogni tentativo di cattura. Durante quei giorni, vennero emessi mandati di cattura per Angelo Conte e Raffaele Colucci, entrambi accusati di reati legati alla corruzione. Tuttavia, mentre la Procura di Salerno continuava le sue indagini, si verificò uno scontro tra il procuratore Domenico Santacroce e il giudice Pasquale Ianulardo. Il capitano dei carabinieri Domenico Martucci fu incaricato di fotografare il giudice mentre pranzava con alcuni amministratori di Sala Consilina. Questo fatto provocò una situazione molto tesa tra i due magistrati. Santacroce denunciò l’accaduto al Consiglio Superiore della Magistratura e le indagini si interruppero definitivamente. Ianulardo lasciò il tribunale di Sala Consilina e successivamente divenne presidente della seconda sezione penale del Tribunale di Salerno, dove dovette pronunciarsi su alcune inchieste lasciate da Santacroce. In conclusione, la giustizia sembrava funzionare, o almeno così sembrava.