No al risarcimento per ingiusta detenzione di Daniel Lacatus

La Corte di Cassazione ha deciso di rigettare il ricorso di Daniel Lacatus, 49enne di Sant’Arpino, coinvolto in un’inchiesta su un traffico di droga tra la Calabria e New York. Lacatus era stato assolto sia in primo grado che in appello per questa vicenda, ma aveva richiesto un risarcimento per l’ingiusta detenzione subita.

Secondo la Corte d’Appello, a cui Lacatus si era rivolto per ottenere il risarcimento, il ricorrente aveva delle colpe che ostacolavano il riconoscimento dell’indennizzo. Infatti, la Corte ha evidenziato che Lacatus era in contatto con un individuo di nome “Nick Tamburello” con il quale parlava di incontri tra loro o con un avvocato o un ingegnere che avrebbero risolto i problemi, usando un linguaggio convenzionale attraverso la parola “mobili”. Inoltre, Lacatus ha ammesso di voler trarre un guadagno economico da questi contatti durante l’interrogatorio.

I giudici sottolineano anche l’utilizzo di frasi in codice da parte di Lacatus durante le conversazioni telefoniche, destinate a occultare un’attività illecita diversa da quella oggetto dell’accusa per la quale era stata disposta la custodia cautelare.

L’indagine “New Bridge” ha portato alla luce un’organizzazione dedicata al narcotraffico, con interazioni tra diverse compagini criminali, tra cui un gruppo calabrese, uno beneventano e uno casertano, con ramificazioni a New York. Grazie alla collaborazione di un agente sotto copertura e del suo fiduciario, è stato possibile individuare la pianificazione di transazioni di stupefacenti e i soggetti coinvolti, italiani e stranieri.

In conclusione, la Corte di Cassazione ha deciso di non riconoscere il risarcimento a Daniel Lacatus per l’ingiusta detenzione, in quanto ritiene che siano presenti elementi che giustificano l’assenza di indennizzo.

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