Un imprenditore di Capua avrebbe messo in atto un giro di fatturazioni false che gli avrebbe fruttato un guadagno di un milione e mezzo di euro. Le indagini condotte dagli inquirenti partenopei hanno portato al sequestro preventivo di tale somma, al fine di confiscarla a due società ritenute beneficiarie delle fatture fittizie.
Il sequestro è stato confermato dal Riesame il 3 aprile scorso. Tuttavia, l’imprenditore ha presentato ricorso in Cassazione contro tale decisione, sostenendo che non ci sono prove a suo carico e che la sua presunta partecipazione all’organizzazione criminale non ha fondamento. Secondo la sua difesa, anche se le fatture false sono state utilizzate, l’imprenditore non avrebbe avuto un ruolo diretto nell’operazione.
La Cassazione, nel prendere la sua decisione a metà luglio, ha respinto il ricorso, confermando il sequestro. La Corte ha sostenuto che l’imprenditore aveva un ruolo di amministratore di fatto nella società. L’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza ha coinvolto complessivamente 53 persone, rivelando un’organizzazione criminale guidata da un commercialista di Cesa.
Questa organizzazione avrebbe messo in atto un sistema di fatturazioni false al fine di creare crediti IVA finti, che poi venivano venduti.