“Non voglio né posso morire, ho due figli e devo pensare a crescerli”. Queste sono le parole di Giusy V., una donna di 39 anni di Secondigliano, madre di due ragazzi di 16 e 21 anni, che risponde al telefono durante una pausa dal lavoro. La sua storia è una tragedia che dura da 15 anni, condizionata dal suo ex marito Diego M., un uomo violento e ossessionato da lei. Questo uomo è finito in carcere in passato per stalking e per averle fatto violenza, arrivando persino a minacciarla di morte.

Giusy è difesa dalla penalista Carla Maruzzelli, che ha depositato un’altra denuncia presso il commissariato di polizia di Secondigliano e presso la IV sezione fasce deboli della Procura della Repubblica. La legale sostiene che bisogna prendere sul serio la persistenza del reato e chiede l’applicazione della misura cautelare della libertà vigilata per l’uomo, considerato pericoloso per la società.

La storia di Giusy inizia quando aveva solo 13 anni e conosce il suo ex marito. All’inizio sembrava un bravo ragazzo, ma presto si manifestarono segni di irrequietezza e nervosismo. L’uomo era molto geloso e possessivo, tanto che Giusy non poteva nemmeno affacciarsi alla finestra di casa sua senza che lui se ne infastidisse.

I maltrattamenti iniziarono quando nacque il loro primo figlio, quando Giusy aveva solo 17 anni. A causa della sua indole violenta, l’uomo minacciava di portare via il bambino e talvolta lo faceva davvero. Nonostante tutto, Giusy decise di dare una seconda possibilità al suo ex marito e rimase incinta di un secondo figlio. Ma la situazione peggiorò sempre di più: l’uomo faceva uso di sostanze stupefacenti e continuava a delinquere. Giusy voleva uscire da quell’inferno, ma era difficile. Oggi vive con i suoi genitori insieme ai suoi figli, nonostante abbia una casa ereditata da una zia, perché ha paura di stare da sola.

Il suo ex marito continua a minacciarla e a perseguitarla, incendiando la sua auto e la soglia di casa, sparando colpi di pistola contro il balcone e pedinandola ovunque vada. Non si interessa dei figli, di cui ha perso la patria potestà, ma vuole solo Giusy. La donna si sente molto spaventata e non si sente tutelata dalle forze dell’ordine, che spesso non intervengono perché l’uomo non commette direttamente reati. Giusy è indignata e si chiede che tipo di giustizia sia questa.

Quando ha saputo della donna uccisa a Piano di Sorrento dal suo ex, Giusy si è sentita ancora più in pericolo. Quella donna, come tante altre, ha denunciato ma non è stata protetta. Giusy si chiede cosa debba aspettare prima che il suo volto finisca sui giornali e in televisione. Se un uomo la segue, la minaccia, le incendia l’auto, le spara contro il balcone e le telefona di notte, non è certo per corteggiarla. Giusy crede che quella donna avrebbe potuto essere salvata e si chiede perché dovrebbe rischiare di finire come lei.

La storia di Giusy è solo una delle tante storie di violenza domestica che accadono ogni giorno. È importante prendere sul serio queste situazioni e proteggere le vittime, affinché nessun’altra donna finisca come quella di Piano di Sorrento.

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