Le misure e le iniziative per contrastare la violenza di genere non sono sufficienti a fermare il fenomeno. Nonostante le denunce e il sostegno delle associazioni, ancora molte donne continuano a perdere la vita per mano degli uomini. La presidente del Tribunale di Napoli, Elisabetta Garzo, afferma che l’intervento delle forze dell’ordine e della magistratura è tempestivo, ma è necessario un maggiore coordinamento tra le varie istituzioni. Bisogna prestare attenzione anche alle denunce che sembrano meno gravi, in modo da prevedere le conseguenze più imprevedibili. Non si tratta solo di norme, ma di come queste vengono messe in pratica e di una sensibilità investigativa verso ogni singola storia. Garzo sostiene che l’epilogo tragico spesso è inaspettato e che c’è un rigore estremo nella gestione dei processi che riguardano la violenza di genere. Si sta lavorando per creare nuovi spazi all’interno del Tribunale per le vittime e si sta cercando di evitare contatti troppo stretti tra vittime e imputati. Riguardo all’uso del braccialetto elettronico, Garzo ritiene che possa essere una misura ulteriore, ma non un deterrente serio. Come donna e magistrato, ogni volta che si verifica un femminicidio, Garzo si ricorda del caso di Veronica Abbate, uccisa dal suo ex fidanzato nel 2006. Secondo la presidente del Tribunale, è importante evitare l’ultimo appuntamento, poiché presenta grossi rischi. Nonostante i consigli, i dibattiti e le campagne di sensibilizzazione, il fenomeno del femminicidio è in crescita. Dietro queste tragedie c’è un grosso disagio psicologico dell’autore del reato e un’evoluzione della donna che non è stata seguita dall’uomo che vuole dominare. È necessario affrontare il problema creando sinergie tra diverse culture e competenze, incentivando i dibattiti e occupandosi sia delle vittime che degli uomini violenti. È importante sviluppare un’attenzione sempre maggiore a ogni sfumatura, perché potrebbe fare la differenza.

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