Gli orecchini hanno una storia ricca di alti e bassi, passando attraverso periodi di sfarzo e ripudi, spesso legati al concetto di donna come tentatrice. Nel basso Medioevo, il foro all’orecchio era considerato immorale, ma nel Rinascimento tornò in auge grazie all’uso delle perle come sfondo, che riuscirono a sfondare le leggi sul lusso e lo scandalo. L’origine degli orecchini, come altri monili, risale all’epoca preistorica e aveva un valore apotropaico, come talismano o portafortuna.

I primi ritrovamenti archeologici hanno mostrato orecchini di bronzo e rame, successivamente realizzati in argento e oro. Inizialmente erano un segno di distinzione maschile, simbolo di virilità e coraggio, uno dei primi modelli trovati consisteva in una verghetta metallica piegata a cerchio. Nell’antico Egitto erano considerati oggetti di valore e simbolo di alto status sociale, destinati agli uomini.

Anche durante l’Impero Romano, il gusto per gli ornamenti preziosi ebbe un notevole impulso e gli orecchini a forma di disco con divinità o fiori appesi erano molto diffusi. Presso i Greci, l’orecchino era un accessorio molto amato e il suo utilizzo si diffuse anche tra le donne.

Durante il Medioevo gli orecchini furono vietati dalla Chiesa perché considerati ornamenti profani, danneggiando l’opera perfetta della creazione con piccoli fori nel lobo dell’orecchio. Le leggi suntuarie stabilirono norme disciplinari che regolamentavano il lusso e gli orecchini divennero ornamenti di prostitute e cortigiane. In Italia, fu solo in Sicilia che l’uso degli orecchini resistette a queste restrizioni, entrando così nella tradizione e nella cultura.

L’usanza degli uomini di indossare gli orecchini fu ripresa in Spagna intorno alla metà del XVI secolo e si ritiene che fosse un simbolo di un legame amoroso con una donna che indossava un orecchino uguale. In quel periodo, non furono solo poeti o nobili a indossare un orecchino, ma anche marinai e pirati come portafortuna, pensando che forando l’orecchio (un punto dell’agopuntura che corrisponde alla vista) avrebbero potuto avere una migliore vista in mare. Lo indossavano soprattutto perché, in caso di annegamento, se il mare avesse restituito il corpo su una spiaggia lontana, l’orecchino avrebbe dovuto servire a pagare i costi della sepoltura. Alcuni incidevano il nome della loro città di provenienza sull’orecchino, probabilmente nella speranza che le loro spoglie potessero essere rimpatriate per ricevere degni funerali.

Nell’era contemporanea, gli orecchini si sono imposti come un oggetto fondamentale nella toilette di ogni donna. Il rituale di forare i lobi delle orecchie, che solitamente segnava il passaggio dall’infanzia alla pubertà, oggi è considerato un piccolo sacrificio speso sull’altare della seduzione, della vanità e del piacere di indossare bellissime creazioni.

Tuttavia, oggi il gioiello non è più uno status symbol, ma un oggetto in grado di esprimere la propria personalità, il proprio stato d’animo, un tocco di femminilità, un gioco di seduzione. Come ha detto Giovenale, molti individui, come i diamanti grezzi, nascondono splendide qualità dietro una ruvida apparenza.

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