Il dialogo surreale tra due generazioni di donne che evidenzia profonde differenze culturali, anagrafiche e di pensiero, preoccupa non poco. Questo perché mette in luce una mentalità ancora fortemente radicata nella nostra società, secondo cui una ragazza non è libera di indossare ciò che vuole quando esce di casa, poiché potrebbe provocare gli uomini e istigarli a commettere reati. Questa tesi è inaccettabile e rappresenta una cultura retrograda e maschilista che è alla base delle continue aggressioni che le donne subiscono, anche da parte dei loro compagni o di gruppi di ragazzi, come accaduto a Palermo.

Francesco Emilio Borrelli, deputato dell’Alleanza Verdi e Sinistra e attivo nelle campagne di prevenzione sulla violenza di genere e sui femminicidi, commenta un video girato a Terzigno, dal titolo emblematico “Ecco cosa significa essere una ragazza in provincia di Napoli”. In questo video, una ragazza dialoga con una donna più anziana riguardo all’abbigliamento appropriato da indossare e al fatto che le donne “se la cercano” quando vengono uccise o violentate, proprio come accaduto a Palermo.

Chi giustifica la violenza verso le donne alimenta il drammatico fenomeno dei femminicidi. È necessario un cambiamento culturale e di mentalità che renda chiara ed evidente la differenza tra vittime e carnefici, tra chi usa violenza e chi la subisce. È ora di smettere con gli alibi, la de-responsabilizzazione e con alcuni linguaggi utilizzati che, ancora oggi, sembrano giustificare chi commette orribili crimini che meritano di finire in galera.

Questa situazione richiede un impegno concreto da parte di tutti, affinché le donne possano vivere libere da violenze e discriminazioni. È necessario promuovere una cultura del rispetto e dell’uguaglianza di genere, educare le nuove generazioni a relazioni sane e consapevoli, e garantire una giustizia efficace che punisca i responsabili di atti di violenza contro le donne. Solo così potremo costruire una società più giusta e sicura per tutti.

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