Maria, una donna di 42 anni, ha vissuto un’esperienza terribile di violenza domestica. Picchiata, umiliata e violentata, ha trovato rifugio presso Spazio Donna, una cooperativa che gestisce case rifugio per donne maltrattate. Nonostante il suo dolore, Maria ha deciso di raccontare la sua storia, sperando di essere d’ispirazione per altre donne che vivono situazioni simili.

L’ultima volta che è stata aggredita, Maria ha gridato al figlio di chiamare aiuto e i poliziotti sono intervenuti. Tuttavia, insieme alla polizia è arrivata anche l’assistente sociale, che ha portato via il figlio di Maria, Giovanni, di nove anni. Questo è stato il momento più doloroso per Maria, quando ha scoperto che suo figlio era stato portato via e non sapeva dove si trovasse. Dopo tre settimane, Maria ha deciso di denunciare il marito, ma solo dopo aver capito che senza la denuncia non avrebbe mai più rivisto suo figlio.

Maria è stata poi accolta presso Spazio Donna a Caserta, dove ha ricevuto cure e supporto da parte delle operatrici. Tuttavia, la coordinatrice Alba Bianconi spiega che la situazione è molto difficile per le donne che fuggono dalla violenza, dato che si trovano sole, senza risorse e piene di paure e dolori. In particolare, quando non hanno un lavoro e sono dipendenti economicamente dal marito, la situazione diventa ancora più difficile.

Durante il suo percorso di rinascita a Caserta, Maria ha avuto modo di riavere con sé suo figlio Giovanni. Tuttavia, ora si trova di fronte a un nuovo ostacolo: senza un contratto di lavoro, non riesce a trovare una casa in affitto. Inoltre, il contributo economico che riceveva dal comune di Napoli è stato interrotto, a causa delle lentezze burocratiche che impediscono il reinserimento completo delle donne vittime di violenza.

Spazio Donna ha esperienze positive di donne che sono riuscite a ricostruire la propria vita, ma ci sono anche casi come quello di Filomena, che a causa delle lentezze burocratiche ha finito per essere ospitata in un dormitorio pubblico. È necessario che i tribunali si occupino con maggiore tempestività dei casi di violenza domestica, poiché la vita delle persone coinvolte è sospesa in attesa di giustizia.

La storia di Maria è solo una delle tante, ma è importante che venga raccontata per far luce sulla realtà delle donne vittime di violenza domestica. Speriamo che la sua testimonianza possa essere di ispirazione per altre donne e che le istituzioni si impegnino a garantire un supporto adeguato e tempestivo a tutte le vittime.

Articolo precedenteSequestrato ripetitore abusivo nel Parco del Matese
Articolo successivoParcheggi a pagamento a Città: tutte le novità e i vantaggi per gli automobilisti

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui