Violentate più volte da una banda di ragazzini in un capannone abbandonato a pochi metri dal degrado del parco Verde di Caivano: più di seimila abitanti, nessun servizio, dodici piazze di spaccio, una sola scuola e i bambini che giocano cercando di scansare le siringhe usate dai tossicodipendenti.
Francesca e Margherita, due nomi scelti a caso, sono cugine, hanno poco più di tredici anni, la stessa età di chi le ha rese vittime di uno stupro di gruppo. Tutti adolescenti tranne uno, un giovane di 19 anni, rinchiuso nel carcere di Poggioreale dopo la denuncia delle famiglie ai carabinieri della compagnia di Caivano.
Ieri mattina il Tribunale per i minorenni ha confermato la permanenza delle due cuginette in una casa famiglia nell’hinterland napoletano dove – su indicazione dei servizi sociali – erano state trasferite nei giorni successivi alla denuncia dello stupro.
Una brutta storia che fa tornare alla mente quella ancora più drammatica di Fortuna Loffredo, la bambina di sei anni violentata e poi buttata giù dall’ottavo piano dal suo stesso aguzzino. Era il 24 giugno del 2014 quando la piccola morì dopo un volo di dieci metri nel silenzio di un intero quartiere complice e omertoso fino all’ultimo: sono passati quasi dieci anni ma al parco Verde, periferia nella periferia a nord della città, non è cambiato niente anzi, se è possibile, va anche molto peggio.
La violenza subita da Francesca e Margherita – la cui difesa è stata affidata dai genitori agli avvocati napoletani Angelo Pisani, Antonella Esposito e Clara Niola – risale alla prima settimana di luglio quando, una sera, intorno alle 19, le bambine vengono attirate con l’inganno in un capannone fino a qualche mese fa utilizzato dai clan per vendere droga ma poi abbandonato anche dagli spacciatori.
«Le hanno convinte a seguirli con la scusa che lì avrebbero potuto giocare senza essere disturbati – racconta l’avvocato Pisani – purtroppo il “gioco” si è trasformato ben presto in tragedia. Quanti erano? Almeno sei, forse anche di più dal racconto delle vittime: gli inquirenti sono ancora al lavoro per accertare fatti e dinamiche, temo che possano venire fuori altri orrori». «Al momento sono stati sequestrati tutti i telefoni cellulari, poi – aggiunge l’avvocato Esposito esperta nella tutela dei minori – bisognerà capire quali provvedimenti saranno adottati soprattutto in base all’età dei ragazzi, qualcuno potrebbe avere anche meno di quattordici anni».
La denuncia da parte delle famiglie delle due giovanissime vittime risale ai primi giorni di agosto quando, grazie alla complicità di un comune amico, il fratello più grande di Margherita viene a sapere che cosa hanno fatto alla sorella e a sua cugina. A quel punto per i genitori di entrambe non è difficile ottenere la conferma delle violenze subite: le ragazzine – come hanno poi raccontato anche agli assistenti sociali – non vedevano l’ora di liberarsi del peso che si portavano dentro da giorni.
«Probabilmente non avrebbero mai rivelato niente, temevano la reazione della banda, teppisti della zona – aggiunge l’avvocato Angelo Pisani – per fortuna qualcuno ha rotto il patto di omertà che regna tra chi vive al parco Verde di Caivano e ha deciso di parlare. E speriamo che stavolta serva a qualcosa».
Le ragazzine sono state visitate prima all’ospedale Santobono e poi al Cardarelli, ai medici hanno confermato il drammatico racconto di quelle ore di abusi e violenze. Non solo. Nel verbale redatto dagli specialisti dopo aver interrogato Margherita si legge che “circa due o tre mesi fa, la ragazza non ricorda esattamente la data, un ragazzo di diciannove anni a lei noto la conduceva in una casa abbandonata in un parco e, dopo averla minacciata, la obbligava ad abbassarsi i pantaloni e lo slip…… e la costringeva ad avere un rapporto contro la sua volontà”.
Nella nota della Procura presso il Tribunale per i minorenni si legge inoltre che le ragazze “erano e sono esposte nell’ambiente familiare a grave pregiudizio e pericolo per l’incolumità psico-fisica. Emerge dagli atti che sono state vittime di gravi abusi sessuali da parte di un gruppo di coetanei”. Da qui la necessità di allontanarle dal parco Verde, terra di grande povertà, tra degrado e abbandono, dove manca perfino l’illuminazione, le case cadono a pezzi, i servizi non esistono e l’unica cosa che si trova sempre e in abbondanza è la droga: il parco Verde è ormai diventato la piazza di spaccio più grande d’Europa.
«Inutile sottrarre due ragazzine alle famiglie quando ne restano tante in condizioni drammatiche – conclude l’avvocato Pisani – all’aggressione si aggiunge anche il dolore del distacco. Lo Stato farebbe bene a occuparsi delle periferie abbandonate ma soprattutto dei diritti dei bambini. Ascoltare il racconto di quelle ragazzine, ma anche il loro approccio alla vita, alla sessualità, fa venire i brividi. Bisogna intervenire con forza. In che modo? Rendendo le case dignitose, contrastando lo spaccio, offrendo alternative alle famiglie sane penalizzate dall’assenza delle istituzioni e delle amministrazioni che, in alcuni casi, andrebbero sciolte al pari di quelle commissariate per camorra o corruzione».