Le cugine di 13 anni che sono state stuprate, il dolore di Don Patriciello. I cellulari sono stati sequestrati, caccia ai video.

Caivano. “Spero che non succeda una sorta di guerra civile perché adesso ognuno cercherà di difendere il proprio bambino incolpando l’altro e abitando tutti quanti a pochi passi gli uni dagli altri succederà, forse, qualcosa di doloroso”. È quanto afferma don Maurizio Patriciello, il parroco del Parco Verde di Caivano rispetto alle accuse di violenza sessuale su due cugine di 13 anni nei confronti di un gruppo di adolescenti. Ci sarebbero almeno 15 indagati. Le ragazzine sono state trasferite in ambiente protetto e gli inquirenti hanno sequestrato alcuni telefonini dei presunti aguzzini, per ottenere materiale utile alle indagini.

Don Maurizio: qui lo Stato non c’è

“Qua lo Stato non c’è – afferma il parroco – se abbiamo diritto a 60 vigili urbani io pretendo 60 vigili urbani a Caivano, se le persone hanno diritto a rivolgersi ai servizi sociali io voglio che funzionino i servizi sociali, se il parco Verde è considerato la più grande piazza di spaccio d’Europa io voglio che non lo sia più e penso che Papà-Stato abbia tutti i mezzi e gli strumenti perché queste cose possano avvenire”. Il problema, conclude Don Patriciello, è che “qui lo Stato non sempre è padre ma patrigno”.

Salvini: castrazione chimica per gli stupratori

Sul caso dello stupro di Caivano è intervenuto anche il leghista Matteo Salvini, che ha rilanciato la proposta di legge di castrazione chimica per pedofili e stupratori. Per l’ex ministro Mara Carfagna la proposta di Salvini è solo inutile propaganda populista, già bocciata come un errore anni fa anche dall’allora non ancora ministro Nordio”.

Carfagna: castrazione chimica? Solo propaganda populistica

La presidente di Azione aggiunge: “La politica deve agire in modo serio, approvando norme adeguate e rafforzando le risposte sul piano culturale ed educativo. I casi di Palermo e Caivano – sostiene ancora Carfagna – dicono che l’emergenza stupri ha radici anche e soprattutto nel disagio sociale, nell’abbandono in cui crescono molti ragazzi, nella carenza di supporto alle famiglie. Se in luoghi come questo lo Stato non fa lo Stato, assicurando presenza, sicurezza, investimenti, programmi culturali e di educazione al rispetto di genere, allora lascia terreno fertile all’incultura della violenza, della prepotenza, della prevaricazione. Serve intervenire su questo – conclude – la castrazione chimica è solo fumo negli occhi”.

Don Patriciello: ragazzine segnate a vita

“Gli adulti hanno abdicato alla fatica dell’educazione, se queste due ragazzine hanno 13 anni, forse anche di meno, e gli stupratori la stessa età, solamente uno sembra che sia maggiorenne, non possiamo addebitare a loro questo scempio, lo scempio va addebitato agli adulti. Come abbiamo educato i nostri figli? Abbiamo qualche responsabilità? Io penso di sì”. Spiega don Maurizio Patriciello, in merito alle accuse di stupro di gruppo rivolte da due cugine di 13 anni a un ‘branco’ di adolescenti. “Nel momento in cui la famiglia alle spalle non ci sta – continua il prete – sarà la strada a farsi carico dell’educazione del bambino”. “Qui crescono molto in fretta, la strada li fa diventare uomini prima, ma uomini distorti. Dobbiamo essere più attenti quando una bambina torna a casa la sera o da scuola perché certe cose lasciano il segno”

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