La storia strana di Francesco Mione, investito in via Carlo Pisacane.

AVERSA. Come ogni mattina svolgeva il suo lavoro, quando è stato travolto da un’auto, in via Carlo Pisacane, all’altezza del civico 1. Francesco Mione ha riportato, in quell’investimento, la frattura scomposta di malleolo peroniero e malleolo tibiale del piede sinistro, con una prognosi di ben 144 giorni. I fatti sono accaduti il 22 luglio del 2020. Mione si trovava ai comandi di carico e scarico del veicolo della nettezza urbana in sosta, in quel momento, in via Pisacane, quando la Fiat “presumibilmente” guidata da Nicola Russo di Sant’Antimo, invadeva la corsia in cui si trovava Mione, colpendolo agli arti inferiori.

Pur fermandosi e scendendo dal veicolo, Russo non forniva le sue generalità, ma il collega di Mione riusciva a prendere il numero di targa, con cui, poi, riuscivano a risalire all’investitore. Successivamente, l’uomo veniva accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale Moscati dove veniva riscontrata la frattura al piede sinistro.

Eppure, sono un anno dopo quell’evento, Mione ha deciso di sporgere denuncia. “Le dichiarazioni della parte offesa, nonché la copiosa documentazione medica hanno provato il verificarsi del sinistro stradale. Tuttavia non vi sono elementi che consentano di attribuire l’evento alla condotta dell’attuale indagato” scrive il giudice dell’udienza predibattimentale del tribunale di Aversa-Napoli Nord, Antonella Terzi, nella sentenza dello scorso 13 luglio.

Questo perché i carabinieri della compagnia di Aversa avevano scoperto che la Punto nera era intestata a tale Gabriele Caiazza e che la compagnia assicurativa comunicava di non rilevare denunce di sinistri riconducibili a quella vettura. Insomma, non è chiaro chi, effettivamente, quella mattina del luglio 2020, fosse alla guida dell’auto che ha investito Mione. “Il collega di Mione, si limitava a parlare di una Fiat Punto nera e ricordava, invece, che il conducente avesse fornito le sue generalità, senza precisare però, a chi le avesse date e senza riferire quali fossero. Permangono di conseguenza i dubbi, non potendosi neppure attribuire ipoteticamente al Russo, sulla base dei dati raccolti dagli inquirenti, la responsabilità del sinistro per il quale si procede – scrive ancora la giudice Antonella Terzi – . Si impone, pertanto, la pronuncia di una sentenza di proscioglimento e si dichiara il non luogo a procedere nei confronti di Nicola Russo, per non aver commesso il fatto”.

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