Il recente arresto di Vincenzo Confessore, membro del clan Fezza-De Vivo di Pagani, ha sollevato diverse domande tra gli investigatori. Infatti, tutti i capi del clan erano riusciti a sfuggire al blitz del 2 dicembre grazie a un supporto logistico e a una rete di persone che sono state successivamente coinvolte nell’indagine dell’Antimafia.

Negli ultimi mesi, gli inquirenti hanno cercato Confessore sia a Pagani che nel resto dell’Agro nocerino sarnese e nella provincia di Napoli. Come dimostra la storia di questa inchiesta, i capi del clan erano riusciti a sfuggire all’arresto. Dopo circa dieci giorni, Andrea De Vivo e Francesco Fezza furono arrestati in Irpinia, dove si nascondevano in un rifugio. Successivamente, Daniele Confessore, il fratello minore di Vincenzo, fu trovato in una casa a Cava de’ Tirreni, ospitato da una donna con il figlio. Le indagini hanno rivelato che il giovane paganese aveva beneficiato di quell’alloggio per un lungo periodo.

La ricerca della posizione di Vincenzo Confessore è durata mesi. Gli agenti avevano eseguito diverse perquisizioni a Pagani, dopo aver raccolto elementi che indicavano che il latitante si trovasse in quella zona. Tuttavia, non era così. Sono state controllate anche le abitazioni di alcuni indagati a piede libero, ritenuti vicini al 45enne. Quando Confessore è stato fermato all’uscita di un ristorante a Mergellina, insieme alla moglie, non ha opposto resistenza. La Squadra Mobile di Salerno ipotizza che l’uomo si sia spostato a Napoli per evitare di attirare l’attenzione, convinto di sfuggire a coloro che invece lo conoscono bene nella provincia di Salerno.

È ancora da capire se Confessore abbia potuto contare su supporti, rifugi e soprattutto denaro, indispensabile per una latitanza così lunga. Non è da escludere neanche l’appoggio di clan locali, considerando la “federazione” che il clan Fezza-De Vivo aveva stabilito con il gruppo di Rosario Giugliano, il boss di Poggiomarino. Le indagini continueranno soprattutto a Pagani, la roccaforte del gruppo della Lamia, che dal 2019 ha imposto il suo dominio territoriale in una serie di attività criminali e che è attualmente oggetto di un maxi processo a Nocera Inferiore.

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