Il giorno dopo la tragedia dei pesci alla ex darsena di Pinetamare, il primo a intervenire nell’area all’alba è uno stormo di garzette. Gli uccelli si posano sulle carcasse dei pesci e si nutrono dei cefali più piccoli che galleggiano a pancia in su insieme agli altri. Poco dopo arrivano i mezzi e il personale della Marina di Pinetamare, la società edile concessionaria dell’area pubblica, che dovrebbe realizzare un porto turistico. Un grosso escavatore libera la foce insabbiata dalle maree, mentre altri operai si occupano di rimuovere i pesci morti che si trovano all’inizio dell’invaso, vicino alla zona dove sfocia il troppopieno del depuratore di Pinetamare, considerato il principale responsabile dell’incidente ambientale.

Intanto, il fenomeno della massiccia moria di pesci ha attirato l’attenzione della procura di Santa Maria Capua Vetere, che ha aperto un’indagine per stabilire le responsabilità e verificare se ci sono state azioni dannose per l’ambiente. L’assessore alla salute di Castel Volturno, Pasquale Marrandino, cerca di rassicurare attraverso i canali social del comune, affermando che sono state effettuate prelievi tempestivi da parte delle autorità competenti e che presto saranno disponibili i risultati che chiariranno la causa della morte di così tanti pesci in un solo giorno. Tuttavia, sembra che la procura non sia completamente soddisfatta dei tempi di intervento. Infatti, l’allarme della moria di pesci è stato lanciato ufficialmente dai residenti mercoledì mattina, ma per l’intera giornata non è stato effettuato alcun intervento, né da parte privata né pubblica. Soltanto carcasse di migliaia di pesci in decomposizione che marcivano al sole. I prelievi dell’acqua sono stati eseguiti solo ieri dall’Asl di San Marcellino, quando eventuali inquinanti che potrebbero essere responsabili della morte dei pesci si sarebbero già potuti disperdere in mare. Lo stesso vale per i campioni di pesce da analizzare. I tecnici hanno raccolto animali già morti; se avessero analizzato pesci ancora in vita, i risultati sarebbero stati più chiari e affidabili. Adesso, la foce è aperta e se la moria è stata causata da scarichi inquinanti nell’invaso, queste sostanze tossiche si sono spostate in mare, con ulteriori rischi per la salute pubblica (considerando che siamo ancora in estate, con spiagge e lidi affollati di bagnanti).

La prossima settimana ci saranno ulteriori indagini, che non si limiteranno solo all’area dove c’era il tappeto di pesci morti, ma si estenderanno a tutta l’area. Le operazioni saranno coordinate dai carabinieri di Caserta, con la collaborazione dei tecnici dell’Arpac e dei biologi dell’istituto di zooprofilassi di Portici. “A volte capitava di vedere pesci morti in superficie”, commenta un dipendente di un’azienda che si trova nella ex darsena, “ma in tanti anni di lavoro qui non ho mai visto una moria così grande. È stato un vero shock. Ma perché questa zona, un tempo bellissima, è stata ridotta in uno stato di abbandono del genere?” È difficile rispondere a questa domanda. Speriamo almeno di scoprire la causa della morte dei pesci, in modo da adottare le precauzioni necessarie per evitare che eventi del genere si ripetano.

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