Le discriminazioni di genere sono un problema che affligge la società da molto tempo. Nonostante l’articolo 37 della Costituzione italiana garantisca parità di diritti e retribuzioni per uomini e donne, la realtà è molto diversa.
Fin dall’antica Grecia, le donne erano considerate di minor valore rispetto agli uomini. La loro unica funzione sociale era la procreazione, mentre il matrimonio veniva organizzato dagli uomini per interessi economici. Le donne erano trattate come oggetti, passando dal controllo del padre a quello del marito. Inoltre, l’uomo era autorizzato ad avere relazioni extraconiugali, mentre alla donna era vietato.
In Italia, fino al 1981, vigevano leggi discriminatorie nei confronti delle donne. Il “delitto d’onore” permetteva agli uomini di commettere omicidi di mogli, figlie o sorelle in caso di adulterio, ottenendo una riduzione della pena. Inoltre, esisteva il “matrimonio riparatore”, che consentiva agli stupratori di evitare il processo sposando la vittima.
Tutte queste norme erano basate su una mentalità che considerava le donne inferiori agli uomini. Purtroppo, ancora oggi, questa mentalità persiste ed è la principale causa di violenza domestica e femminicidio.
Purtroppo, finché ci saranno uomini che si identificano con figure mitologiche come Enea o Cesare, sarà difficile per le donne ottenere parità di diritti e non essere vittime di violenza o discriminazioni. È importante combattere queste mentalità arcaiche e lavorare per una società più equa e giusta per tutti.