“Mi auguro che gli assassini di Francesco Pio e di Giovanbattista ammettano la loro colpa e che soprattutto vengano seguiti dopo aver pagato la pena per il reato commesso. Così un ragazzo ci penserà due volte prima di uccidere un innocente”. Così Emanuele Maimone, il fratello 25enne di Francesco Pio Maimone, ucciso a soli 18 anni lo scorso 20 marzo fuori a uno chalet a Mergellina dal 19enne Francesco Pio Valda. Oggi a distanza di sei mesi fa quella tragedia Emanuele interviene sulla morte di Giovanbattista Cutolo, il musicista di 24 anni ammazzato a colpi di pistola in piazza Municipio lo scorso 31 agosto da un ragazzo di 16 anni: “Ha riaperto una ferita che non si sanerà mai, ma mi ha fatto anche tanta rabbia perché dalla morte di mio fratello non è cambiato nulla e in questa città sembra di essere in guerra. Intervengano le istituzioni dando chance ai minori violenti”.
Come ha reagito alla notizia della morte di un altro giovane innocente? “Ho rivissuto lo stesso dolore e mi sono sentito male. Il ricordo di mio fratello è indelebile, come i nostri sogni, i progetti sui nostri figli che avremmo voluto vedere giocare assieme e i giorni di festa come il Natale che non festeggeremo più”. La morte di Giovanbattista ha richiamato dunque alla sua mente quella di Francesco Pio? “Era inevitabile. La mia e quella della mia famiglia è una sofferenza che non può svanire, una ferita che non può rimarginarsi. Quel che resta è una cicatrice, perché non sarà mai riparabile. Ma ciò che fa ancora più male è altro”. Cosa? “Che oggi le mamme e i papà siano costretti a dire ai figli, quando escono, stai attento, non litigare con nessuno, torna presto. Invece che dire loro, come è sempre stato, divertiti, vai a ballare siamo costretti a mettere in guardia i ragazzi da mille pericoli, come se andassero in guerra ed è inammissibile”. Questa città è in guerra, secondo lei? “Sì, ma non come quella che si combatte in Ucraina. Questa è una guerra che non si mostra ed è ancora più pericolosa. Amo la mia città, le nostre vittorie agli occhi dell’Italia e del mondo. Ma se vinciamo lo scudetto e poi un ragazzo di 16 anni esce con la pistola e spara, che immagine diamo?”. Chi dovrebbe intervenire per fermare questa escalation di violenza? “Il Comune, la Regione, il Governo. Occorre fare prevenzione e sono soprattutto le istituzioni a dover fare la loro parte, perché dopo la scuola un ragazzo deve avere alternative, poter fare sport, attività ludiche e ricreative. Deve poter avere delle chance, altrimenti sarà facile che incorra in strade sbagliate”. Lei non ha più fiducia quindi nelle istituzioni? “Sì, ma devono intervenire prima che accadano certe tragedie. Io e la mia famiglia crediamo nei nostri amministratori. Come la consigliera comunale Alessandra Clemente, che ci ha sostenuti sin dal primo istante, forse perché ha vissuto il nostro stesso dolore e di questo non la ringrazieremo mai abbastanza. Ma bisogna che tutti facciano di più per i giovani di Napoli”. Lei ha perdonato chi ha ucciso suo fratello? “Non l’ho fatto finora perché non ha mai ammesso la propria colpa. Chi ha ucciso non ha pudore né sentimenti. Il nostro dolore è immenso. Nemmeno al mio peggior nemico augurerei ciò che abbiamo vissuto io, la mia famiglia e tutti i familiari delle vittime innocenti”. Cosa si aspetta ora? “Siamo in attesa di un processo esemplare, spero vi siano pene più adeguate per chi compie questi reati. Intanto continuo ad avere fiducia nella magistratura”. Qual è il suo ricordo di Francesco Pio? “Un ragazzo di 18 anni che lavorava onestamente, che faceva sacrifici ogni giorno, che si accontentava di consegnare pizze e che sognava di aprire una pizzeria insieme a mia sorella. Di noi sei fratelli lui era il migliore. Ma qualcuno ha distrutto i suoi sogni. Proprio com’è accaduto una settimana fa con Giogiò”.