Condanne e anni di carcere per il clan dei Casalesi

Trentuno richieste di condanna e oltre 250 anni di carcere: questi sono i numeri della maxi operazione dei carabinieri del comando provinciale di Caserta, coordinata dalla Dda di Napoli, che ha coinvolto 31 imputati legati alla riorganizzazione del clan dei Casalesi, in particolare delle fazioni Schiavone e Bidognetti. Durante il processo, i Sostituti Procuratori della Dda di Napoli hanno chiesto pesanti pene detentive per i membri del clan.

Tra le richieste di condanna, spiccano i 16 anni di reclusione per Gianluca Bidognetti alias Nanà e Giovanni Della Corte alias Cucchione, i 14 anni di reclusione per Nicola Kader Sergio alias o mastrone, Nicola Garofalo detto Lino Badoglio, Giosuè Fioretto alias o zio, Franco Bianco alias Mussulin, Vincenzo Di Caterino, Giuseppe Granata, i 12 anni di reclusione per Salvatore De Falco, i 10 anni di reclusione per Giacomo D’Aniello alias mimí o mister, Federico Barrino o pacciott, Francesco Cerullo alias Ciccio, Carlo D’Angiolella, Agostino Fabozzo, Giuseppe Di Tella alias Peppe Mattone, i 6 anni di reclusione per Giovanni Stabile, Antonio Stabile detto Tony, Vincenzo D’Angelo, Marco Alfiero, Onorato Falco, Clemente Tesone, Francesco Sagliano, i 4 anni e 8 mesi per Antonio Lanza e i 4 anni di reclusione per Katia e Teresa Bidognetti, Emiliana Carrino, Annalisa Carrano alias Lulù, Francesca Carrino alias Checca, Felice Di Lorenzo, Francesco Barbato, Luigi Mandato.

Gli imputati sono stati accusati, oltre al reato associativo, di estorsioni ai danni di numerosi operatori commerciali, traffico di sostanze stupefacenti e controllo dell’attività di spaccio. Durante le indagini è emersa l’operatività delle due fazioni del clan dei Casalesi, che hanno mantenuto la loro autonomia territoriale ed economica. In particolare, un indagato avrebbe pianificato e realizzato le dinamiche criminali della fazione Schiavone, controllando il territorio e raccogliendo denaro per il gruppo.

Per quanto riguarda il gruppo Bidognetti, è emerso che il clan sarebbe stato gestito dai figli dello storico boss. Gianluca Nanà Bidognetti, nonostante fosse detenuto, avrebbe continuato a impartire ordini e direttive utilizzando telefoni cellulari illegalmente introdotti nella struttura carceraria. Le figlie del capoclan avrebbero continuato a percepire denaro dalle attività illecite del clan.

Il gruppo dei Bidognetti avrebbe esercitato il controllo sulle agenzie di onoranze funebri dell’agro aversano, condotto attività usuraie e avuto disponibilità di armi per intimidire e controllare il territorio.

Il processo riprenderà a settembre per le discussioni dei legali delle parti civili e dei collaboratori di giustizia. Nel collegio difensivo sono impegnati numerosi avvocati, tra cui Vincenzo Di Vaio, Ferdinando Letizia, Giuseppe Stellato, Patrizio Della Volpe, Carlo De Stavola, Fabio Della Corte, Domenico Dello Iacono, Giovanni Cantelli, Angelo Raucci, Pasquale Diana, Generoso Grasso, Carmine D’Aniello, Michele Basile, Domenico Della Gatta, Alfonso Quarto, Giuseppe Guadagno, Mario Griffo e Enrico Iascone Maglieri.

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