Assoluzione per circonvenzione di incapace: medico, notaio e testimoni assolti dalle accuse di aver cercato di ottenere un’eredità da un’anziana donna. La Corte d’Appello ha emesso la sentenza di assoluzione con formula piena, in quanto il fatto contestato non sussiste. Questa è la seconda assoluzione che gli imputati ricevono, dopo quella di primo grado.

I protagonisti di questa vicenda sono il medico Maurizio Coppola, il notaio Emilia D’Antonio e due persone dipendenti del notaio, Rosa Ferraioli e Raffaele Mauri, accusati di aver testimoniato il falso. Il medico era imputato anche per appropriazione indebita e falso in atto pubblico in concorso con il notaio di Angri. I due testimoni erano invece imputati per favoreggiamento.

Durante il processo, i giudici hanno nominato un perito di ufficio per rinnovare l’istruttoria dibattimentale riguardante la perizia medica presentata dagli indagati durante le indagini, ma non hanno ritenuto necessario rinnovare l’istruttoria per le dichiarazioni delle persone informate dei fatti, confermando le prove acquisite durante le indagini.

Le indagini sono partite dalla denuncia presentata dalla nipote della defunta. Secondo l’accusa, due notai, a cui il medico aveva chiesto in precedenza di redigere il testamento dell’anziana a suo favore, si erano rifiutati di accogliere le sue volontà testamentarie dopo averla visitata. Il medico si era quindi rivolto alla D’Antonio, che invece aveva accettato di redigere il testamento. Secondo la procura, il 16 luglio 2015 la notaio avrebbe attestato falsamente di aver ricevuto le ultime volontà dell’anziana, nonostante fosse cieca, immobile e incapace di tenere qualsiasi oggetto tra le mani.

La badante dell’anziana ha testimoniato che né il notaio né i suoi testimoni sono mai andati a casa della signora il giorno in questione, in quanto lei era presente in casa dalle 20 alle 21 e non ha ricevuto nessuna visita, mentre l’atto risulta essere stato stipulato alle 20.10 di quel giorno. Anche la descrizione della casa fatta dal notaio è stata ritenuta falsa.

Inoltre, tra il notaio e il medico, nel periodo in cui avrebbero dovuto essere insieme a casa della donna, ci sarebbe stata una telefonata, rintracciata attraverso i tabulati, che non è stata giustificata dagli indagati. Queste ipotesi accusatorie sono state smantellate per la seconda volta con l’assoluzione degli imputati.

Ora si attendono le motivazioni della sentenza, che saranno rese note tra 90 giorni.

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